La collezione Osio: quattro secoli di grafica italiana

A Palazzo Fontana di Trevi lo sterminato corpo di disegni che vanno dal XVI al XIX secolo raccolti da un appassionato

La collezione Osio: quattro secoli di grafica italiana

Laura Gigliotti

Una selezione di circa cento disegni degli oltre tremila della collezione Osio, acquistata nel 1999 dallo Stato, è esposta a Palazzo Fontana di Trevi fino all’11 giugno (catalogo Palombi). Raccolti con inesausta passione e competenza da Umberto Osio (1891-1967) a partire dagli anni Venti, vanno dal XVI al XIX secolo e in questi anni sono stati studiati e catalogati da un gruppo di lavoro guidato da Giulia Fusconi. Un insieme inedito e sconosciuto costituito da nuclei di collezioni di famiglie dell’aristocrazia milanese come i Litta Visconti Arese, i Trivulzio o dell’alta imprenditoria lombarda, come Francesco Dubini, o di provenienza antiquaria e in grado di colmare le lacune delle raccolte dell’Istituto nazionale della grafica ricche soprattutto di opere di scuola fiorentina e romana.
Venne acquistato nel Trenta dall’Ospedale Maggiore di Milano a cui era pervenuta l’eredità dell’ultimo erede dei Litta Visconti Arese, Henry Prior, il primo importante nucleo, ricorda l’ambasciatore Bernardino Osio, figlio del collezionista: 750 pezzi che rappresentano quasi un quarto dell’intera collezione. Album ricchi di disegni di ogni epoca, con una particolare predilezione per la scuola lombarda fra Seicento e Ottocento. Provengono dalla raccolta dell’industriale della seta Francesco Dubini, comprata negli anni Quaranta, 250 disegni dal Cinquecento all’Ottocento di scuole italiane e straniere. Il gruppo più importante e significativo è quello del neoclassicismo e dell’età romantica in Lombardia con l’importantissima serie di fogli di Andrea Appiani. A esse si aggiungono collezioni minori e acquisti presso librerie antiquarie fra cui quella del poeta Umberto Saba a Trieste.
Di altissima qualità il piccolo nucleo cinquecentesco. Il foglio più antico della collezione, 1519, «Allegoria dell’amore coniugale», è di Bernardino Gatti. Fra i fogli del Seicento spiccano le scattanti figure di schermidori del fiorentino Stefano Della Bella, apprezzato incisore a Firenze e il taccuino di Francesco Lorenzi, allievo e collaboratore di Giambattista Tiepolo, con bellissimi disegni legati agli affreschi di Tiepolo a Palazzo Labia. Accattivante e di qualità anche se non vasto il nucleo di disegni settecenteschi di scuola romana che comprende la spiritosa caricatura di Pompeo Batoni, il pittore dei «milordi», opera del noto architetto Carlo Marchionni. Ma il nucleo più omogeneo e più ampio della Collezione Osio si riferisce al periodo neoclassico. Numerosi i fogli autografi di Andrea Appiani, nominato nel 1805 premier peintre de Napoleon. In mostra schizzi giovanili, ritratti, disegni preparatori per le decorazioni di chiese e del Palazzo Reale di Milano. A posare nuda per una delle tre Grazie del dipinto la «Toeletta di Giunone», conservato a Brescia, quasi certamente la moglie dell’artista (in accademia i modelli erano solo maschili). Del «Marin Faliero», considerato il testamento pittorico e spirituale del caposcuola del romanticismo, Francesco Hayez, la collezione Osio conserva un importante disegno preparatorio.

Infine il pittore friulano Giuseppe Bernardino Bison, che fu il prediletto di Umberto Osio e di cui la collezione conta più di cento fogli.
Istituto Nazionale per la Grafica, Palazzo della Fontana di Trevi, via Poli 54, telefono 06.699801. Orario: tutti i giorni 10-19, lunedì chiuso. Fino all’11 giugno 2006.

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