Alberto Ghiacci
C'è un problema che forse l'Uefa, al momento di emanare la direttiva che vieta la presenza in campo di piercing, orecchini, catenine e braccialetti, non ha preso in considerazione. Che si fa con la fede nuziale? E se va tolta come tutto il resto, devono toglierla anche gli arbitri? «Perché no. La circolare parla chiaro e noi dobbiamo solo eseguirla» ha detto ieri Maurizio Mattei, nuovo designatore unico del calcio italiano, alla conferenza stampa che ha chiuso il raduno degli arbitri a Sportilia.
«Arbitrare è anche una questione di fede» ha replicato la più famosa giacchetta nera al mondo, Pierluigi Collina: 45 anni splendidamente portati, tanto che è risultato il migliore, con Stefano Farina, nei test atletici cui arbitri e guardalinee sono stati sottoposti. «Parlo da uomo, non da arbitro. La fede non lho mai tolta dal giorno del matrimonio. Quel giorno ho fatto una promessa e anche questo è un modo per mantenerla. Sinceramente sarei in imbarazzo anche a farla togliere ai calciatori. In finale mondiale lho al massimo coperta con un cerotto bianco, così come ho preteso dalle squadre». Chiaro, Collina la fede non se la leva. È intervenuto poi Tullio Lanese, presidente dellAia: «Gli arbitri non sembrerebbero coinvolti dalla circolare, poiché è meno ipotizzabile il contrasto di gioco, ma cè sempre il problema di dare il buon esempio». Quindi via anche lorologio e cronometro fuori campo? «Tra breve risolveremo tutte le questioni» ha chiuso Lanese.
A proposito di arbitri. Al nuovo designatore Mattei sicuramente piace il rischio. Aveva già esordito qualche giorno fa mettendo le mani avanti: «L'errore arbitrale nel calcio è come il gol. Fa parte dello spettacolo e non fa annoiare il pubblico». E come se non bastasse ieri, parlando di fuorigioco, ha detto: «Nel dubbio non sbandierare». Forse dimentica che siamo in Italia, e le polemiche sarebbero feroci. Comunque Mattei si è detto soddisfatto per il buon ritiro svolto da 41 fischietti e 68 assistenti: «Ho dettato quattro regole superiori. Tolleranza zero, rispetto tra gli avversari, tutela di tutti i calciatori e rispetto degli arbitri. I colleghi che non si atterranno a queste disposizioni possono già considerarsi in panchina se non addirittura in tribuna. Per avere consenso ci vuole applicazione, umiltà e rispetto degli altri.
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