IL COLLOQUIO DAVID SASSOLI

RomaBello è bello. «Peccato sia un tappo, altrimenti sarebbe un vero gnocco», per dirla con una delle innumerevoli e scatenate ammiratrici sulla rete Web. Ragazze che se lo contendono e lo difendono a spada tratta («Non è vero che sia un tappo, è uno e ottanta o poco meno: un gran figo, abita vicino a casa mia», s’è affrettata a rispondere un’altra).
David Sassoli, volto di spicco del Tg1 ed eurocandidato del Pd, non ci sta a passare per il «Principe dei letteronzi», ovvero «Gran Velino». Alle frecciatine del Pdl, Sassoli non replica direttamente: «Ognuno fa le liste mettendoci chi lo rappresenta», si limita a dire durante il ricevimento all’ambasciata israeliana. Ma la «trappola» del ritorno in video dopo un giro a Strasburgo (vedi Santoro e Gruber), David cerca di scansarla come può: «La Russa ha già perduto la sfida», annuncia. E rilancia: «Anzi sono io che sfido il ministro a dimettersi dal suo incarico per andare al Parlamento europeo». Il suo amico Roberto Digiovanpaolo, senatore pidino, va di rincalzo: «La Russa sbaglia mira, Sassoli non è uso a comparsate, è persona che ha cominciato a fare politica diversi anni fa e vi ha rinunciato per essere giornalista imparziale...».
Eccezion fatta per questa strana logica dell’«imparzialità» a comando, effettivamente il giovane David, fiorentino, prima che gran seduttore dallo sguardo che «ti penetra dal video» (altra web-ammiratrice), può vantare anche un altro titolo di merito avendo fatto parte, assieme a Dario Franceschini, della corona di giovani collaboratori di Benigno Zaccagnini al suo arrivo come segretario di Piazza del Gesù. Una carriera politica interrotta planando infine in Rai, all’inizio degli anni Novanta, per turbare i sonni delle video-web-dipendenti. Una carriera anche immacolata, come il rapporto con la sinistra Dc lasciava supporre. Se si eccettua qualche superficialità di troppo nella scelta delle immagini dei suoi servizi di cronaca (a «Cronaca in diretta» e persino al Tg1). Quelle che ritraevano bambini russi in pose esplicite con un pedofilo, mandate nel bel mezzo del Tigì delle 20, gli costarono, nel settembre del 2000, censura e sospensione dal video.

Vibrante fu l’autodafè: «Ho deciso di mandarle in onda - spiegò Sassoli - e ho commesso l’errore. Non ho scuse, solo la grande solitudine in cui avviene questo nostro lavoro può spiegare, anche se non giustificare, tutto ciò che è accaduto. Un errore, per quanto grave, può capitare a tutti».

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