A Roma lo chiamano (e non a torto) il Colosseo quadrato. È stato uno degli edifici simbolo del fascismo, con la sua imponenza, le statue, le arcate. Adesso il Palazzo della civiltà del lavoro, progettato dagli architetti Giovanni Guerrini, Ernesto Bruno La Padula e Mario Romano e costruito tra il 1938 e il 1943, si prepara a rinascere come luogo della creatività italiana proiettata verso il futuro. A partire dalla seconda metà del 2012 diventerà sede della Esposizione permanente del Made in Italy e dei design italiano. E non solo. Parte dei suoi 8mila metri quadrati ospiterà anche il Museo dell'audiovisivo. «Non si tratta di una riconsegna alla città, ma di una prima consegna», sottolinea il sindaco di Roma Gianni Alemanno. In effetti, dalla posa della prima pietra nel 1938, la struttura non è mai stata aperta per intero al pubblico, se si esclude l'utilizzo di alcuni piani per uffici.
I lavori di riqualificazione del palazzo sono durati tre anni per un costo complessivo 30 milioni di euro. A questi se ne aggiungeranno nei prossimi 18 mesi altri 18,5 milioni per predisporlo al suo nuovo ruolo di polo museale ed espositivo. Il progetto prevede che la Discoteca italiana occupi un piano e mezzo, più gli spazi per l'enorme archivio audiovisivo, mentre l'esposizione del Made in Italy sarà distribuita su quattro piani. Ci sarà un bookshop e una caffetteria, ma anche spazi per eventi e un auditorium. Il progetto è pensato in modo che ci siano molti spazi per eventi anche a disposizione del sistema produttivo, ma anche spazi allestiti come laboratorio per le aziende e attrezzature convegnistiche a disposizione sia del sistema pubblico che privato.
Il Palazzo della Civiltà italiana è stato immaginato in maniera retorica, come simbolo di forza, sfida, scontro - sottolinea Alemanno - oggi trasforma il suo senso per esprimere l'italianità non come potenza, ma come creatività, con un'offerta culturale proiettata verso il futuro».
Da emblema del razionalismo architettonico fascista, insomma, il Colosseo quadrato si appresta a diventare «casa» del genio italico, come si conviene a un «popolo di santi, poeti, artisti» quale quello immortalato proprio nell'attico di questa struttura.
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