Il Colosseo s’illumina per protesta Pannella: «Al Maliki, vediamoci»

da Roma

Non interferite nei nostri affari. Il premier iracheno, Nuri Al Maliki si è riferito a tutti quei Paesi che hanno criticato l’esecuzione di Saddam Hussein. Ma in Italia Marco Pannella si è sentito chiamato in causa. Proprio dal leader radicale è partita all’inizio dell’anno la campagna per la richiesta all’Onu di una moratoria universale della pena di morte.
Dopo l’avvertimento di Al Maliki, la posizione italiana di condanna alla pena capitale viene comunque ribadita da tutti. Maggioranza a opposizione. Con Pannella naturalmente in prima fila: «Chiedo al governo italiano di aiutarmi, perché vorrei recarmi a Bagdad al più presto e ottenere un incontro con il presidente Al Maliki. Sono convinto che parlando potremo comprenderci meglio». Il leader radicale continua il suo sciopero della fame dopo il ricovero in una clinica romana per i problemi insorti in seguito al suo sciopero della sete. Ieri ha incontrato a palazzo Chigi il ministro degli Esteri Massimo D’Alema, che gli ha spiegato di voler «allargare il consenso europeo» alla proposta italiana di una moratoria.
Il vicepremier non ha però risposto ad Al Maliki. Lo ha fatto invece il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro: «La pena di morte è un atto di inciviltà e debolezza che dimostra che uno Stato non sa essere sovrano e clemente con i propri cittadini». Le altre dichiarazioni sono a senso unico. Il responsabile pace di Rifondazione, Alfio Nicotra, sostiene che il premier iracheno «non ha evidentemente il senso del ridicolo. Guida un Paese occupato militarmente ed ha il coraggio di definire le proteste della comunità internazionale contro la pena di morte nel suo Paese come una inaccettabile interferenza». Secondo Franco Monaco, deputato dell’Ulivo, quel che dice Al Maliki contro le ingerenze esterne è la prova che «la guerra è stato un errore», perché non ha portato al rispetto dei diritti umani.
Ma le parole del premier iracheno non sono piaciute neanche all’opposizione. Il responsabile difesa dell’Udc, Francesco Bosi, avverte: «Il fatto che Al Maliki rappresenti, legittimamente, il popolo iracheno, non lo sottrae al giudizio dell’opinione pubblica internazionale». Bosi auspica l’avvio in Irak di una «fase di trasparenza vera», in cui venga detto «che fine ha fatto» l’ex vice di Saddam Tarek Aziz.
A Pannella è arrivato ieri anche l’appoggio del sindaco di Roma, Walter Veltroni, che ha illuminato il Colosseo per affiancarsi all’iniziativa della moratoria sulle esecuzioni. I radicali hanno avviato una raccolta di firme.

E Veltroni ha indirettamente risposto ai governanti iracheni: «Roma continuerà ad essere capitale della pace e dei diritti umani e non poteva non testimoniare la propria vocazione con un’iniziativa contro la pena di morte: la più odiosa e inumana delle pratiche di Stato che trasforma la giustizia in un’inaccettabile e inutile vendetta».

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