RomaNonostante le inchieste e le polemiche al momento laccordo per il restauro del Colosseo tra la Tods e il ministero dei Beni Culturali resta in piedi.
«Ero pronto ad annullare il contratto ma il ministro mi ha convinto a cambiare idea», annuncia Diego Della Valle. Limprenditore ha deciso che era il momento di metterci la faccia e spiegare come stanno le cose di persona e ieri a Roma ha raccontato la «sua» verità sulla sponsorizzazione dellAnfiteatro Flavio. Per prima cosa ha incontrato il ministro dei Beni Culturali, Lorenzo Ornaghi, comunicandogli la sua decisione di recedere dal contratto, firmato dallo stesso Della Valle e dallallora commissario straordinario dellarea archeologica romana Roberto Cecchi, oggi sottosegretario ai Beni Culturali.
Laccordo è finito nel mirino dellAntitrust, della Corte dei Conti, della Procura di Roma e pure del Tar, che già il 26 gennaio prossimo dovrebbe pronunciarsi, probabilmente con una sospensiva, rimandando la valutazione del caso al Consiglio di Stato. «Ho detto al ministro che sono pronto a rinunciare alla sponsorizzazione -spiega il patron della Tods- Il ministro mi ha confessato la sua preoccupazione riguardo alle difficoltà che avrebbero avuto a definire un nuovo accordo e con parole di grande buon senso mi ha convinto ad aspettare».
Laccordo mette sul banco degli imputati lamministrazione pubblica e non limprenditore Della Valle. «Noi non siamo chiamati in causa -tiene a sottolineare limprenditore- Però era necessario che intervenissimo per ristabilire la verità. La nostra non è unoperazione di sfruttamento commerciale del Colosseo ma un gesto che punta al rilancio del paese perché il Colosseo fa parte del nostro patrimonio culturale. Sono molto amareggiato dietro a tutto quello che sta accadendo io vedo una regia di piccolo cabotaggio. Non so chi ci sia dietro queste cose, forse lo può dire chi è esperto di mondi romani. Io so solo che noi abbiamo già versato dieci milioni di euro nelle casse del ministero e presto dovrebbero partire i bandi».
E lo sfruttamento del marchio Colosseo? La possibilità di affiancare al logo del gruppo Tods limmagine dellAnfiteatro? Laccordo, per la Uil che ha presentato lesposto alla Procura, rappresenta una vera e propria dismissione del monumento e varrebbe ben più dei 25 milioni di euro investiti da Della Valle. Lequivoco sempre secondo limprenditore nasce dal fatto che non si tiene conto che sarà lassociazione senza fini di lucro Amici del Colosseo ad avere i diritti per 15 anni e non la Tods che invece potrà ad esempio avere il marchio sul retro del biglietto di ingresso ma «solo» per due anni.
«Da quello che si legge sui giornali sembra che la Tods abbia comprato il Colosseo ma questa è unassurdità.
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