Da stamattina lIndia si è messa di nuovo in marcia per la prima di cinque tornate delle elezioni generali che si concluderanno il 13 maggio. La maratona elettorale coinvolge 710 milioni di votanti dalle cime dellHimalaya fino alle foreste tropicali del Kerala che dovranno scegliere i 543 deputati della Camera Bassa del Parlamento. Le urne sono aperte oggi in alcuni Stati, tra cui lOrissa, teatro delle persecuzioni anticristiane e nel cosiddetto «corridoio rosso» tormentato dalla guerriglia maoista.
I simboli in lizza sono oltre mille, ma la sfida è tra i due schieramenti principali: il Congresso, partito di centrosinistra al potere guidato da Sonia Gandhi e lopposizione indù nazionalista del Bjp o Bharatiya Janata party (Partito Indiano del Popolo). Nessuno dei due è in grado di conquistare la maggioranza in Parlamento e avrà quindi bisogno del supporto dei partiti regionali. Tra questi cè il «terzo fronte» guidato dallambiziosa leader Mayawati, la regina dei dalit (gli ex-intoccabili), oggi al potere in Uttar Pradesh, il mega Stato settentrionale da 160 milioni di persone, dove si giocano i destini dei governi di New Delhi. Secondo i sondaggi, i due grandi partiti nazionali subiranno unerosione dei consensi con il rischio di essere più «ricattabili» dalle forze regionali che sono portavoce di una miriade di interessi locali di casta, religione o etnia. Il partito laico del Congresso, dominato dalla famiglia dei Nehru-Gandhi, giunta ora alla quarta generazione con Rahul, si propone come il partito delle masse e delle minoranze, ma si ritrova con molti concorrenti a livello regionale che pescano nello stesso serbatoio elettorale.
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