Altro che Walter Veltroni. Il vero leader del Pd, il talent scout della sinistra riformista, è Claudio Cecchetto. Prima, Jovanotti, transitato dal disimpegno programmatico di Gimme five alla dolcezza impegnata di Mi fido di te, non a caso scelta per chiudere tutti i comizi veltroniani in campagna elettorale. Ora, tocca a Max Pezzali e al suo viaggio da Non me la menare al palco del Circo Massimo. A questo punto, resta solo un dubbio: a chi toccherà ora? A Taffy? A Tracy Spencer? Ai Tipinifini (giuro che esistevano)? A Sandy Marton, pronto ad aprire i discorsi di Walter candidato premier di Ibiza con la sua pianola al collo?
In attesa degli sviluppi, ecco dunque il Circo Max. Che, a dire il vero, la sua scelta di campo laveva già fatta firmando lappello degli intellettuali per Veltroni nella scorsa campagna elettorale, smentendo così il suo arruolamento nel centrodestra, una voce che circolava da quando si vociferava che fosse lui lanonimo autore dellinno di An. Personalmente, ho sempre pensato che non fosse vero: troppo brutto per essere firmato da Pezzali; ma il dubbio è sempre rimasto.
Oggi invece no. Oggi Max è il manifesto vivente del veltronismo. Innanzitutto ha scritto due libri. Quindi è un collega di Walter. E poi ha fatto un film, Jolly Blu-Il film degli 883 (vabbè, distribuito dalla berlusconiana Medusa, nessuno è perfetto). Quindi è bi-collega di Walter.
Dimenticati i canti degregoriani e le poetiche di Fossati, dimenticate le feste dellUnità con gli U2 (oggi diffusi tristemente solo via altoparlante) e persino i Circhi Massimi dei pienoni veri, quelli con Antonello Venditti, la nuova frontiera musicale del Pd è il testo di Mezzo pieno o mezzo vuoto, lultimo singolo di Max. Che, del resto, è quasi un manifesto del programma del partito: «Colpa delleuro, colpa del dollaro, colpa del surriscaldamento e del carbonio, colpa di Al Qaida, colpa dellarbitro, colpa del prezzo di un barile di petrolio, colpa del varco nel centro storico, colpa di tutti i condizionatori a luglio, colpa del feto, colpa dellatomo, colpa di tutta la droga disciolta nel Po...». Così come è assolutamente veltroniano il fatto che al disco La dura legge del gol fosse allegato un mini-album delle figurine, chiara citazione delle raccolte dellUnità in era Walter, o che Gli anni «del grande Real, di Happy Days e di Ralph Malph, dei Roy Rogers come jeans» sono gli anni di cui il veltronismo si ciba dialetticamente.
E lui, il diretto interessato? Perfetto per la parte: «Adesso ho capito che si può fare - ha detto dal palco -, ci sono persone qui oggi che hanno tantissimo entusiasmo in un momento così difficile. Oggi più che mai possiamo dire che si può fare». Parole che fanno il paio con lintervista di ieri a Europa: «In piazza contro il pensiero unico», in cui spiegava: «Solo un grande partito come il Pd può caricare sulle proprie spalle il bisogno di modernità che si avverte nella politica italiana e che tutti i cittadini chiedono». Seguiva analisi di tutti i problemi, dal liberismo alla scuola.
Max, che è simpatico e che ha probabilmente venduto più milioni di dischi in carriera di quanti siano gli elettori del Pd, ha anche in repertorio una serie di canzoni che sarebbero perfette per aiutare Walter ad affrontare il dibattito politico. Questa casa non è un albergo sembra il manifesto programmatico dellalleanza a giorni alterni con Di Pietro; Sinkazza, con tanto di kappa a richiamare le origini politiche, è quasi la fotografia di cosa potrebbe capitare a Walter se laltro Max (DAlema, stavolta) non sopportasse nuove disfatte strategico-elettorali.
Insomma, Max Pezzali è davvero la nuova icona musicale del Pd, peraltro più allegra e scanzonata di alcune delle precedenti.
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