An colpita dall’esodo Ed è rissa con Storace tra veleni e colpi bassi

Dopo la Santanchè altri dirigenti migrano verso «La Destra» La Russa: «Bene, facciamo pulizia in casa. Sono pulci innervosite» L’ira dei transfughi: «Solo beceri insulti, ora deve chiederci scusa»

da Roma

E dire che era stata proprio Daniela Santanchè, nel suo battesimo davanti all’assemblea de La Destra, a tuonare dal palco: «Non siamo un partito moderato, siamo un partito incazzato, con la bava alla bocca, che non darà tregua a chi tradisce». Ora, però, nell’infinita querelle tra Alleanza nazionale e il partito di Francesco Storace l’accusa di tradimento parte dal fronte opposto, quello di Via della Scrofa, in un potente crescendo di reciproche accuse.
La scintilla che accende l’incendio è il recentissimo addio del consigliere comunale milanese Barbara Ciabò. «Chi se ne va ma continua a ricoprire incarichi avuti con i voti di An verrà espulso per indegnità morale» attacca Ignazio La Russa. «Quelli che se ne vanno lo fanno solo per ambizioni personali e opportunismo. Per An è un bene. È come fare le pulizie in casa».
Passano ventiquattro ore. E La Destra fa partire la propria controffensiva. È lo stesso Storace a rivolgere una richiesta di scuse all’ex compagno di tante battaglie politiche, prima dentro l’Msi poi dentro An. «Tantissimi uomini e donne di destra hanno deciso di percorrere la nostra stessa strada e La Russa ha il dovere di chiedere loro scusa, per l’intollerabile insulto pronunciato dopo le nuove adesioni a La Destra». Contro lo stesso bersaglio si esercita il siciliano Nello Musumeci. «Dio salvi Ignazio La Russa. Altre dichiarazioni così e la gente capirà quanto sono in crisi quelli di An e sceglierà La Destra». Il cerchio si chiude con le parole di un altro fuoriuscito, Carmelo Lo Surdo. «La Russa sente che tutto un mondo gli sta franando attorno e reagisce in modo rozzo».
La controffensiva mediatica degli storaciani, insomma, è crepitante, con i dirigenti della nuova formazione che salgono sull’onda e cercano di dipingere gli addii in sequenza di Daniela Santanchè, dell’ex assessore della giunta Moratti, Carla De Albertis e ora di Barbara Ciabò come una sorta di esodo rosa. Una fuga, a loro dire, figlia di una gestione eccessivamente autoritaria da parte di La Russa ma anche della capacità della Santanchè di attirare le dirigenti scontente in un progetto tutto al femminile («le femministe di destra» come lei le definisce). La convinzione, o la speranza, è che altre donne aennine possano presto seguire l’esempio e irrobustire le file degli storaciani, magari attratte dal miraggio di essere elette grazie all’asse preferenziale con Silvio Berlusconi.
La tesi del «travaso», invece, non convince affatto i dirigenti di Via della Scrofa. «L’unica colpa di Ignazio è quella di essersi fidato troppo di certe persone» sussurrano dal partito. «Dietro queste scelte ci sono solo piccole miserie umane, semplici interessi di poltrona. Si tratta di donne sull’orlo di una crisi di ambizioni». Quel che è certo è che An, da adesso in poi, non vuole più giocare sulla difensiva e promuove un’operazione di «purificazione interna». È lo stesso La Russa a il Giornale a spiegare la nuova parola d’ordine. «Parliamoci chiaro: le scelte giustificate in pubblico nel nome dei valori nascono più prosaicamente da richieste non esaudite, in un caso quella di un assessorato, nell’altro caso quella di un posto in Parlamento. Se c’è stata questa sollevazione dopo la proposta del nostro presidente provinciale di serrare le porte per chi esce dal partito è perché hanno paura di non aver fatto la scelta giusta. D’altra parte questo è l’insegnamento di Almirante, applicato quando ci fu la scissione della Destra nazionale che poi raccolse lo 0,3%». Il capogruppo di An è un fiume in piena. «Ma vi rendete conto che da quando hanno fondato il partito non sanno parlare altro che di An? Sembrano pulci innervosite che hanno bisogno del pelo del gatto per vivere. Le “fuoriuscite” non hanno né voti né una storia di destra.

La stessa Santanchè è in Parlamento perché una volta è subentrata alla Beccalossi, un’altra volta a Fini. La verità è che non c’è mai stato tanto entusiasmo attorno ad An come ora. La differenza rispetto al passato è che ora fa politica chi ci crede davvero e non chi si aspetta qualcosa in cambio».

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