Colpo di mano, Penati padrone di Serravalle

L’ex sindaco di Sesto: «Non è un’operazione ostile, contribuisce solo a irrobustire il controllo pubblico»

Colpo di mano, Penati padrone di Serravalle

Gianandrea Zagato

Euro più euro meno fanno 238 milioni. Tanto vale il sogno di Filippo Penati, quello di giocare da pivot del sistema autostradale lombardo. E tanto è il prezzo pagato dal presidente della Provincia per conquistare la maggioranza assoluta di Serravalle: infatti, l’inquilino di Palazzo Isimbardi ha acquistato il 15 per cento delle azioni della società autostradale in mano a Marcellino Gavio.
Risultato aritmetico: dal 37,7 per cento l’amministrazione provinciale balza al 52,7. Risultato politico: adesso «è chiaro» chi comanda in Serravalle, «è chiaro che sono cambiati i pesi all’interno del patto di sindacato con il Comune di Milano» che, comunque, «resta tale». Come dire: «Questa non è un’operazione ostile a nessuno ma contribuisce a irrobustire il controllo pubblico della società». Filosofia dell’ex sindaco dell’ex Stalingrado d’Italia visibilmente soddisfatto della manovra economica che gli consegna in mano un gioiellino capace di fare utili oltre che incassare un succulento cash flow dai pedaggi ma pure innescare nuovi business.
Quadretto niente male, quello garantito «girando» ventisette milioni di azioni del valore di 6,79 euro che, con l’aggiunta del 30 per cento del premio di maggioranza, salgono a quota 8,831 euro. Operazione spregiudicata e «raggiunta» dice Penati «in completo autofinanziamento». Come? Dopo aver dato mandato alla società Asa, azienda servizi acqua - partecipata dalla Provincia per il 99 per cento del capitale - di procedere all’acquisto del pacchetto in mano al socio privato, si è ottenuto - tramite Asam, nuova denominazione di Asa, dove la «“m” sta per mobilità» - «un finanziamento di 260 milioni di euro da Bancaintesa dietro prestazione di pegno delle azioni stesse». Importo di finanziamento (che la Provincia conta di rimborsare al massimo entro un anno) pari all’aumento del capitale sociale di Asam «sottoscritto dalla Provincia» tramite «la dismissione della quota di partecipazione in società non più strategiche». Quali? Serenissima e Cisa dove, rispettivamente, la Provincia detiene il 5,25 e il 6,236 per cento delle quote. Strategia seguita, passo passo, da Roberto Vitale e «da altri esperti»: «Scelta che si autofinanzia senza togliere un centesimo dalle risorse e dagli investimenti già previsti, e che già a partire dal 2009 garantirà maggiori entrate all’ente per finanziare l’espansione delle attività culturali e sociali della Provincia». Valutazioni di chi si lamenta della scarsa attenzione dello Stato verso gli enti locali ovvero della mancanza di soldi per sostenere impegni e progetti e che, adesso, si autoincensa per essersi impossessato della concessionaria dell’A7 e delle tangenziali milanesi. Atteggiamento di chi sostiene di far shopping «per dare stabilità alla Serravalle ed esercitare un ruolo strategico nell’ammodernamento delle infrastrutture di tutta la Regione».
Prospettiva dettata ai cronisti con in tasca un 15 per cento in più che entra nel patto di sindacato, «dopo che più volte, pubblicamente, abbiamo offerto al Comune di acquistare le sue quote» e che dovrebbe finire in Borsa, «obiettivo di quotazione che non viene meno e che potrebbe davvero rivolgersi al risparmio popolare». Opzioni future mentre già si pensa al consiglio d’amministrazione di Serravalle e si mira alla poltrona del presidente, «lo discuteremo».

Finale di una partita con tanta voglia, da parte dell’amministrazione di Palazzo Isimbardi, di non essere più disturbata alla guida della società di Assago. Sogno sgradito non solo ai milanesi in coda lungo le tangenziali ma pure a quelli che guardano con apprensione all’egemonia della Provincia, alla nuova golden share del sistema autostradale italiano.

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