COM’È BRAVO IL «COMUNICATTIVO»

La scorsa settimana ho avuto la fortuna di partecipare come ospite al ComuniCattivo, la trasmissione di Radiouno in onda tutti i giorni, dal lunedì al venerdì, dalle 15,35 (anzi, alle 15,37 informano precisini i palinsesti) alle 16. Come spesso accade quando c’è di mezzo Igor Righetti e la sua trasmissione che parla di comunicazione in tutte le sue forme, il tema era particolarmente interessante: si parlava dell’evoluzione della critica televisiva e radiofonica e delle nuove frontiere semantiche e stilistiche di questa difficile arte.
Argomenti di presa sicura, così come lo saranno quelli della settimana che inizia domani: le lauree honoris causa; il racconto dei latin lover in estinzione; la perdita dell’eros; i nuovi linguaggi giovanili e l’intervista in confessionale, venerdì prossimo, a Vittorio Sgarbi. Roba interessantissima, soprattutto per chi, come noi, mangia pane, comunicazione e contorni legati al mondo della comunicazione. Ma la domanda che mi sono sempre fatto è stata: queste belle cose interessano anche ai normali, anche al resto del mondo?
La risposta più bella me l’ha data lunedì scorso Claudio Onofri, straordinario sportivo e persona normale nel senso più bello che la parola sa avere. Onofri, per chi non se lo ricordasse, è stato il capitano del Genoa più bello della storia, ha anche allenato la squadra rossoblù ed è uno degli ex calciatori più competenti e capaci quando c’è da parlare. Anche e soprattutto quando c’è da parlare di vicende extracalcistiche. Perché ne parla con cognizione di causa, in ottimo italiano, senza mancare un congiuntivo e condendo quello che dice di citazioni che dimostrano che ha letto più di un libro. Insomma, l’esatto contrario del cliché del calciatore.
Perché tutto questo pistolotto su Onofri? Perché Onofri è l’ascoltatore tipico del ComuniCattivo e, appena gli impegni glielo permettono, non si perde una puntata di Igor Righetti e dei suoi viaggi nella comunicazione. Perché Onofri è la dimostrazione di come anche un non addetto ai lavori e ai livori del nostro mondo possa interessarsi a temi legati alla comunicazione e ai suoi linguaggi e a un programma che ha come sottotitolo «Chi sbaglia a comunicare muore di fame»; crudo, ma adeguato ai nostri tempi. Perché Onofri avrebbe tutte le caratteristiche dell’ascoltatore distratto di una trasmissione così specialistica e invece il ComuniCattivo è riuscito più di una volta a calamitarne l’attenzione, evitando l’effetto zapping e un tunnel della bandiera rossoblù alle frequenze di Radiouno.

Veloce come quelli che lui faceva agli avversari (o che, alternativamente, gli avversari facevano a lui).
Insomma, il ComuniCattivo è una trasmissione che spesso mostra l’intelligenza di chi la fa e cattura l’intelligenza di chi la ascolta. Quando si incontrano, ne escono alcune delle pagine belle della radio pubblica.

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