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«Combattiamo nel nome di Allah contro il regime che ci opprime»

Il movimento “Islamic Jamaat Yarmuk“ preannunciava in agosto la nuova offensiva

Fausto Biloslavo

«Nel nome di Dio clemente e misericordioso. Noi siamo i guerrieri di Allah che combattono contro i tiranni che ci succhiano il sangue e che chiudono le moschee. Se moriremo altri prenderanno il nostro posto. I musulmani del Caucaso si sono risvegliati». Con questo proclama, pubblicato sul sito dei separatisti ceceni www.kavkaz.com il 24 agosto dello scorso anno, i mujaheddin del nuovo gruppo “Islamic Jamaat Yarmuk” aprivano l’ennesimo fronte della guerra santa nel Caucaso. Questa volta toccava alla semi sconosciuta Cabardinol-Balkaria, una piccola Repubblica autonoma della Federazione russa. Ieri i guerriglieri di Yarmuk, appoggiati dai veterani ceceni, hanno lanciato il clamoroso attacco contro Nalcik, il capoluogo della Repubblica.
Tutto ha inizio nel 2003, quando Shamil Basayev, il comandante stragista dei separatisi ceceni, sfugge per un soffio a un’imboscata dei corpi speciali russi in una remota valle della Cabardinol-Balkaria. Il periodico degli estremisti ceceni, la “Voce delle guerra santa”, rivela che Basayev si trovava da oltre un mese nella piccola Repubblica caucasica. Il suo scopo era attizzare il fuoco della rivolta islamica che covava sotto le ceneri. Neppure un anno dopo, nell’agosto 2004, nasce Yarmuk, il nuovo gruppo armato dei radicali islamici, che sognano un Califfato su tutto il Caucaso. I soldi per finanziare la guerriglia arrivano dai circoli wahabiti del Golfo Persico e le reclute sono i giovani islamici indottrinati dai predicatori salafiti e stufi del governo locale autoritario e corrotto, che chiude le moschee e proibisce alle donne di girare con il velo.
Anzor Astemirov è il capo della neonata frangia fondamentalista, che sarebbe rimasto ucciso negli scontri di ieri a Nalcik. Ex seminarista islamico, arrestato nel 2001 e poi rilasciato, era stato il braccio destro di un imam estremista locale. Un altro sospetto emiro della guerriglia è Musa Mukozev, il leader latitante del gruppo islamico Jamaat, che le autorità considerano una specie di braccio politico della guerriglia. I militanti del Jamaat, molti dei quali hanno studiato il Corano in Arabia Saudita, spesso organizzano ronde contro l’uso di droghe e il consumo di alcolici, sullo stile talebano. Secondo il sito Debka file, che utilizza come fonti i servizi israeliani, alcuni membri del commando che assaltarono la scuola di Beslan nel settembre 2004, provocando una strage di bambini, arrivavano proprio dalla vicina Cabardinol-Balkaria.
Nel dicembre del 2004 i guerriglieri di Yarmuk attaccano l’ufficio federale dell’antidroga nel capoluogo della Repubblica caucasica al comando di Astemirov. Una svolta, favorita pochi mesi dopo dall’ascesa al potere nella guerriglia separatista cecena di Abdul Halim Sadulayev al posto dello storico leader Aslan Mashkadov ucciso dai russi. Soprannominato il “predicatore” per la sua forte vena islamica, il nuovo capo ceceno non disdegna l’idea di un califfato su tutto il Caucaso che comprenda anche la Cabardinol-Balkaria. A fine agosto per attaccare i russi sul loro territorio nomina suo braccio destro proprio Basayev, sulla cui testa pende una taglia di 10 milioni di dollari posta dal Cremlino.
Beslan Mukozhev, responsabile del dipartimento anti-estremismo religioso del ministero degli Interni di Nalcik, ha rivelato che esiste una cassetta audio in cui Basayev incita gli estremisti islamici della Cabardino-Balkaria a compiere qualche azione che abbia un’eco internazionale.

Ieri commando misti di veterani ceceni e adepti della guerra santa hanno attaccato il capoluogo della piccola Repubblica rivendicando su internet l’apertura del nuovo fronte della guerra santa nel Caucaso.

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