E' più facile che un cammello
passi per la cruna di un ago
che un cattolico entri nel regno
di Fabio Fazio, questo ho sempre
pensato. Che cosa avrebbe da
spartire un uomo autenticamente
religioso con Antonio Cornacchione
o, peggio, con Luciana Littizzetto?
Un cristiano che pratichi il
Vangelo e in particolare Giovanni
28, 19 («Andate dunque e ammaestrate
tutte le nazioni, battezzandole
nel nome del Padre e del Figlio
e dello Spirito Santo, insegnando
loro ad osservare tutto ciò
che vi ho comandato») come potrebbe
essere tollerato dal padrone
di casa, che in una puntata ha
definito «la religione una questione
privata», come se stesse parlando
di emorroidi?
E invece lo
Spirito soffia dove vuole, perfino a
Che tempo che fa. Non potevo sospettare
la presenza di un credente
fra i compagnucci della parrocchietta
ateista di Raitre, fino a
quando Maurizio Milani, il comico
di punta della trasmissione, parlando
a Otto e
mezzo con
Giuliano Ferrara,
ha buttato
lì una
strana frase:
«Sono un devoto
mariano
». Parole
che in apparenza
non
c'entravano
niente con
l'argomento
della conversazione,
il
suo nuovo libro:
pubblicato
dalla feltrin
e l l o i d e
Kowalski, mica
dalle Paoline.
Sarà stato
uno scherzo,
mi sono detto.
Oppure
un’allucinazione
acustica.
Comunque,
per scrupolo,
mi sono
andato a leggere
Del perché
l'economia
africana
non èmai decollata
e l'ho
trovato divertentissimo.
Però senza nessuna prova di appartenenza
religiosa, soltanto
qualche indizio: l'assenza di parolacce,
il riuscire a far ridere senza
denigrare nessuno... Per risolvere
la questione una volta per tutte ho
deciso di intervistarlo.
Con voi comici non si capisce mai
quando fate sul serio. Quella sulla
devozione mariana è una battuta
di cabaret?
«È una cosa serissima. Nel mio paese,
a Codogno, vado spesso al santuario
della Madonna di Caravaggio,
da non confondersi col santuario
omonimo che c'è in provincia
di Bergamo. Vado anche a Loreto,
ogni volta che faccio una serata
da quelle parti. Vorrei andare anche
a Medjugorje».
Come preghi?
«Dico le orazioni tradizionali,
l'Ave Maria, il Padre Nostro, il Salve
Regina. Ho anche un breviario
ma non lo uso più perché adesso
le preghieremele ricordo amemoria».
Quindi non preghi da sempre. Da
quand'è che ti sei avvicinato?
«La mia è una famiglia profondamente
cattolica ma come tanti mi
sono allontanato dalla religione
nel periodo adolescenziale. Ho ripreso
intorno ai trent'anni, adesso
pratico in modo perseverante e
vado a messa tutte le domeniche».
Mi sono informato, a Codogno
(Lodi) è nato anche monsignor Fisichella,
il rettore della Pontificia
Università Lateranense. Quindi
c'è una tradizione.
«Sì, Fisichella è stato mio insegnante
di catechismo quando era
un semplice seminarista, avrà
avuto vent'anni. Me lo ricordo molto
preparato ma noi ragazzini dell'
oratorio non potevamo immaginare
che avrebbe fatto tanta strada.
Veniva da una famiglia normale,
suo padre aveva un distributore di
benzina dell'Agip».
Fisichella è sempre stato vicino a
Ratzinger, anche prima dell'elezione.
Tu come lo vedi PapaBenedetto
XVI?
«È la nostra guida spirituale ma il
Papa della mia vita resterà Giovanni
Paolo II, anche per tutto il
tempo trascorso insieme: è stato
eletto che non avevo vent'anni ed
è morto quando avevo superato i
quaranta».
In quello che scrivi e in quello
che dici in televisione il misticismo
non è molto presente. O mi
sbaglio?
«Cerco sempre di tenermi distante
dalla satira politica o religiosa,
preferisco parlare di sport. Vorrei
che la mia opera fosse come un
quadro astratto in cui lo spettatore
può vederci quello che vuole
lui. E certamente non faccio come
la Littizzetto che spara contro il
cardinale Ruini».
Cornacchione ti ha mai preso in
giro per il tuo cattolicesimo?
«No, figurati, siamo amici».
Ti confessi?
«Di solito mi confesso a Pasqua
ma quest'anno ero in ballo tra
ospedali e malati. Andando a trovare
mia madre sono diventato
una specie di volontario. Penso
che spingere un anziano in carrozzina
verso la mensa valga di più
che accendere una candela».
Visitare gli infermi, quinta opera
di misericordia spirituale. Mi
sembra che tua madre abbia un
ruolo importante nel tuo cammino
di fede.
«L'ha sempre avuto. La sera del
Sabato Santo, all'ora in cui si slegano
le campane, mia mammami
ha sempre bagnato gli occhi. Una
nostra usanza. Quest'anno, che
lei non era in casa, me li sono bagnati
da solo».
Con l'acqua santa?
«Non abbiamo l'acqua santa in casa,
con l'acqua del rubinetto».
Porti una croce al collo?
«Porto una collanina col crocefisso
e una madonnina che mi ha regalato
mia zia».
Leggi la Bibbia?
«Conosco benissimo il Vangelo.
Mi piace molto San Giovanni Battista,
il precursore».
L'eremita che si cibava di locuste
emiele selvatico.
«E che si vestiva con la pelle di un
animale. Mi piace la sua storia a
cominciare dal concepimento: i
suoi genitori erano in età avanzata
e si pensava che Elisabetta fosse
sterile. Zaccaria non credette
nemmeno all'arcangelo Gabriele
che gli annunciava la gravidanza
della moglie. Ma dovette cambiare
idea e Giovanni nacque il 24 giugno,
sei mesi esatti prima di Gesù
».
A proposito, quand'è che formi
una bella famigliola? Nel tuo libro
la parola più frequente è
«morosa», è come una specie di
ossessione. Tu ce l'hai o non ce
l'hai?
«Ce l'ho, si chiama Paola, è di Codogno
e vorrei sposarla in chiesa.
Ma non è ancora il momento».
Chi ha tempo non aspetti tempo,
e scusami se
sono invadente.
In questo
periodo
si mette l'accento
sulla
famiglia ma
secondo te,
nella vita
quotidiana,
da che cosa
si dovrebbe
riconoscere
un credente?
«Quando vedo
tutti quei
porporati vestiti
bene mi
faccio forza
pensando ai
francescani,
che si riconoscono
dalla
povertà. Ho
un amico di
Codogno che
faceva il geometra
e poi si
è fatto frate,
frate questuante.
Fa
parte dell'ordine
più spartano
e quando
torna in
paese sembra
di vedere
Iacopone da
Todi, va in giro a piedi nudi».
Veniamo ai vizi, figliolo. Superbia,
avarizia, lussuria, ira, gola,
invidia, accidia: qual è il tuo peccato
preferito?
«Dunque, avarizia no, lussuria
no, un po' di invidia sì. Sono invidioso
di quelli che hanno più fortuna
di me».
Colleghi dal successo immeritato?
«No, sono invidioso dei calciatori
dell'Inter. Io sono interista però invidio
anche quelli del Real Madrid,
la squadra planetaria. Ma il
mio vizio peggiore è l'accidia.
E una figura così stimolante l'hai trovata?
«Ne ho trovate cinque, sono le donne che lavorano nella mia casa editrice, la Kowalski. Sono tutte bellissime».
(1.Continua)
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