Diego Pistacchi
Il giudice di schiaffi al Comune ne ha già dati due. Secchi, di quelli che non ammettono repliche. A Carignano la Blu Area è partita con due sconfitte a carte bollate. Ora tocca alla Foce, e la partita rischia di diventare ancora più delicata. Perché il progetto studiato per fare cassa e cercare di mettere un cerottino sulle voragini dei conti Amt potrebbe rivelarsi anticostituzionale.
Se anche a Palazzo Tursi non vogliono sentire questo termine, il pedaggio della Blu Area si rivela una tassa a tutti gli effetti. E solo lo Stato può creare una nuova imposta, con apposita legge. Un ente locale non ha questa facoltà. Ai residenti che vogliono il contrassegno per parcheggiare nelle zone regolamentate viene chiesto un prezzo variabile tra i 25 e i 300 euro, a seconda che si tratti di prima o seconda auto. Però, una volta scuciti i soldi, il cittadino non è sicuro di trovare posto, quindi a fronte di un pagamento non viene garantito un servizio corrispondente.
Ma questo punto è solo uno di quelli sui quali i residenti della Foce puntano per far saltare il progetto dellassessore Arcangelo Merella e della giunta di Giuseppe Pericu. Lennesima bastonata ha infatti scatenato tutti i malumori sopiti di una zona che il Comune ricorda solo quando deve battere cassa. Il «Comitato cittadini della Foce» chiama tutti a raccolta, per una serie di iniziative in ogni settore e con obiettivi che superano la polemica dei posteggi a pagamento. La battaglia legale, comunque, resta una carta forte in mano ai residenti, visto che non cè in ballo solo lincostituzionalità di una nuova tassa a sorreggere la loro protesta. Il regolamento Blu Area rischia infatti di scontrarsi contro le disposizioni del Codice della strada, cioè di una legge dello Stato che non può essere ignorata neppure da una giunta comunale. Ecco, in sostanza, il grimaldello legale che i genovesi intendono usare per scardinare la cassaforte ancora vuota di Tursi: «Le Aree Blu (a pagamento per residenti e non) e le Aree Azzurre (anchesse a pagamento e riservate ai non residenti) - fanno notare i vertici del comitato - coprono tutto il quartiere, in violazione del Codice della strada che impone corrispondenti e adeguate aree non a pagamento».
Fin qui le mosse in grado di dare il terzo schiaffo consecutivo al Comune in unaula giudiziaria. Ma i cittadini della Foce non concentrano le loro forze solo su questo fronte. Domani è già in programma la «rivolta» di piazza, per usare anche uno di quei linguaggi tanto cari alla sinistra. Nessuna minaccia, visto che la sede del ritrovo è proprio nel cuore della stessa Foce, e visto che la violenza non rientra certo nel Dna dei genovesi esasperati.
Ma domani, con appuntamento alle 17.30 in piazza Palermo, il traffico rischia di andare in tilt per la manifestazione contro «lultima tassa sul nulla del nostro sindaco». Anche per richiamare lattenzione del maggior numero di persone possibili, il comitato ricorda tutti i punti assurdi della Blu Area. A partire dai prezzi fuori mercato di Genova (in tutte le città i residenti non pagano, eccetto Torino che comunque chiede 8 euro per le prime auto, e Palermo che si ferma a 10). Poi cè la riduzione promessa da Merella per la seconda auto a chi è sposato in comunione di beni (e non si capisce lintento vessatorio nei confronti di chi ha scelto la separazione). Anche per chi lavora in zona, gli 80 euro al mese del contrassegno appaiono eccessivi, mentre il costo orario dei parcheggi per non residenti (2 euro) non trova paragone in altre città se non in casi limitatissimi nel centro storico di Bolzano e in una sola piazza di Torino).
Sul tavolo però i cittadini ora buttano anche altre questioni. Già che il Comune ha lanciato la sfida con lennesima provocazione, la Foce raddoppia, anzi moltiplica le rivendicazioni. Cè da risolvere anche la questione delle strade mal illuminate, pericolose, rumorose, sporche. Cè da parlare di sicurezza, con i nomadi da tenere finalmente a bada, con gli abusivi sempre presenti al mercato di piazza Palermo, con gli accattoni mai così numerosi. Cè da registrare lassenza di un centro civico che altre delegazioni hanno da tempo.
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