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Simba La Rue e Baby Gang, una condanna che è un segnale per la trap

Non è soltanto una sentenza. La condanna di Simba La Rue e Baby Gang è una sorta di avviso di garanzia a quella parte di scena trap che negli ultimi anni ha ciecamente usato la violenza come fosse musica e la musica per fare violenza

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Non è soltanto una sentenza. La condanna di Simba La Rue e Baby Gang è una sorta di avviso di garanzia a quella parte di scena trap che negli ultimi anni ha ciecamente usato la violenza come fosse musica e la musica per fare violenza. Le loro canzoni (canzoni?) sono slogan a base di pusher, parolacce, reati, offese. Riassunto. Ieri davanti alla settima sezione penale del Tribunale di Milano i milanesi Simba La Rue e Baby Gang si sono guadagnati, rispettivamente, 6 anni e 4 mesi e 5 anni e 2 mesi di reclusione nel processo per la sparatoria della notte tra il 2 e il 3 luglio 2022 in via di Tocqueville a Milano. Nel dettaglio, i due trapper e i loro amici (la loro «crew», condannata pure quella) hanno assalito, rapinato e gambizzato due senegalesi (che non si sono costituiti parte civile). Una scena di purtroppo ordinaria delinquenza che però ha visto come protagonisti due «eroi» dei teenagers che vantano milioni di followers sui social. Tanto per capirci, Giorgia Meloni su Instagram ha 2,1 milioni di follower, Baby Gang 2,2 milioni. E proprio Baby Gang, vero nome Zaccaria Mouhib, classe 2001, ieri ha reagito alla sentenza con la solita strategia vittimista. Con una storia su Instagram ha fatto sapere che «siamo cresciuti con l'ingiustizia, ora ci facciamo due risate». Simba La Rue (vero nome Mohamed Lamine Saida, classe 1999) è stato, diciamo così, più cinematografico ma altrettanto sprezzante: ha pubblicato un video girato da un'auto con il carcere di San Vittore sullo sfondo. In attesa del processo a un altro trapper, Shiva, che rischia una condanna ancora più pesante per duplice tentato omicidio, la sentenza del tribunale è il primo, autentico segnale di rottura in un quadro di generale indifferenza, se non tacito consenso, verso atteggiamenti e condotte intollerabili. Per carità, la storia del rap americano gronda violenza e persino omicidi che non hanno scusanti e sono stati più o meno puniti. Ma si pensava fosse un capitolo chiuso. Si pensava che, specialmente in Italia, la «narrazione» del rap fosse riuscita a distinguere la realtà dalla finzione, dalla protesta, dalla messinscena. C'è invece ancora una «sacca» che non la distingue e che giustifica lo stile di vita e la musica (musica?) con la password più usata, ossia il vittimismo. Simba La Rue e Baby Gang sono cresciuti in Italia da famiglie di origini nordafricane e hanno rifiutato le regole del vivere civile con la scusante di non aver ricevuto un'integrazione forse cercata. Si può reagire scatenando il più frontale e generico dei populismi. Oppure salutare questa sentenza (che sarà appellata dagli avvocati) come il segnale che questo tipo di finzione va bene al massimo per aumentare i follower. Ma quando diventa realtà, aumenta solo gli anni di reclusione.

Giustamente.

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