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Il commento Ma le banche giochino alla roulette solo con le proprie fiches

Silvio Berlusconi ha convinto il G20 a non obbligare gli Stati membri a introdurre la tassa sulle operazioni finanziarie delle banche chiesta dal cancelliere tedesco Angela Merkel. La Germania, in cambio della rinuncia, ha ottenuto che entro il 2013 tutti gli Stati membri dimezzino il deficit. Un obiettivo che l’Italia realizza entro il 2012 con la manovra fiscale attualmente in Parlamento. Infatti il nostro deficit, che era il 5,3 a fine 2009, sarà il 2,7% del Pil nel 2012. Il G20 per le banche ha, invece, stabilito che dovranno contribuire al risanamento del settore finanziario, mediante un’ampia gamma di approcci. Si tratta di un impegno che può essere realizzato in tanti modi, non necessariamente con la tassa sulla compra e vendita di titoli. Come osserva Berlusconi, se questa tassa la applicassero solo alcuni Stati, le banche di tali Stati vi potrebbero sfuggire effettuando le operazioni in questione tramite uffici bancari negli Stati esenti. E poiché gli Stati Uniti e il Canada hanno dichiarato che non applicheranno questo tributo, gli Stati europei che introducessero questa tassa incoraggerebbero le proprie banche a spostare queste operazioni nel Nord America. Ma ammettiamo che si introduca questa tassa in Italia e si stabilisca che anche le operazioni di compra vendita di titoli effettuate all’estero per conto di clienti italiani, debbano pagare il tributo, quando le contropartite di tali operazioni arrivano sui conti italiani. Davvero si può pensare che la banca non si rivalga della tassa sui clienti, aumentando le commissioni a loro carico? Si dirà che le banche spesso fanno queste operazioni, non per i clienti, ma per conto proprio, impiegando i soldi dei depositi bancari. In effetti la Merkel con la nuova tassa vorrebbe scoraggiare queste operazioni, per indurre le banche a dedicarsi di più ai prestiti alle imprese e alle famiglie. Inoltre vuole scoraggiare le vendite allo scoperto di titoli del debito degli Stati dell’euro zona in crisi, come Grecia, Portogallo, Spagna. Non si tratta di un movente altruistico, ma di un calcolo economico. Infatti la Bce, la Banca Centrale Europea, per evitare il crollo delle quotazioni del debito di questi Stati, ne compera quote consistenti. Inoltre accetta questi titoli come garanzia, per i prestiti che dà alle banche. Al cancelliere Merkel non piace che il portafoglio della Bce si infoltisca di titoli del debito pubblico di Stati con basso merito di credito. Vorrebbe che esso fosse composto soprattutto di titoli del debito tedesco e di obbligazioni delle primarie compagnie industriali e finanziarie dell’area forte dell’Europa. Ma la tassa proposta dalla Merkel è un’arma a doppio taglio. Infatti, quando si vendono i titoli allo scoperto, per guadagnare sul loro ribasso, ci sono comunque dei compratori di questi titoli. E la tassa sulla loro vendita va a finire sui compratori, che non essendo donatori di sangue, la scaricheranno sugli Stati emittenti dei titoli in questione, facendoli scendere ulteriormente. E ciò peggiorerà le quotazioni del debito degli Stati in crisi. Inoltre, le banche fanno anche operazioni di acquisto a termine su titoli che prevedono che salgano. E la tassa penalizzerebbe anche queste operazioni, magari poco rischiose. Invece che ricorrere alla tassa, che colpisce alla cieca, operazioni ad alto e basso rischio, bisogna introdurre la regola che le banche facciano queste operazioni con un patrimonio adeguato al rischio. Questo scopo lo si raggiunge stabilendo che le banche che fanno operazioni finanziarie, le debbono effettuare con banche d’affari, anche proprie, ma separate legalmente da quella che dà il credito e raccoglie i depositi. Queste banche d’affari dovranno avere un proprio patrimonio, a garanzia del rischio che corrono con le operazioni finanziarie fatte con denaro preso a prestito. E se queste banche d’affari non hanno patrimoni adeguati per i rischi in cui si ingaggiano, aumenterà il rischio per le banche che danno loro le provviste finanziarie. Esse dovranno dedicare una quota maggiore del loro patrimonio a questi finanziamenti, che così saranno meno redditizi.

Le speculazioni azzardate non si bloccano con le tasse, ma con la semplice regola che alla roulette si gioca con le proprie fiches o con quelle prestate da un soggetto che ha i mezzi adeguati per pagare di tasca propria, se non ci azzecca.

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