Il commento Ci si rifugia nel bene più sfuggente

Il libro è una strana bestia, difficilmente catturabile dalle statistiche. I film, gli spettacoli teatrali, le mostre, i festival, i concerti sono tutta merce che si «pesa» con i biglietti strappati, o tutt’al più contando le teste dei presenti. Biglietti d’ingresso o teste in sala a Casalpusterlengo o alla Scala, biglietti o teste che si muovono partecipando ad «eventi» grandi, medi, piccoli, microscopici... Invece i libri stanno dentro quelle teste, e una volta che ci sono entrati, da lì non li togli più. E risulta difficile quantificarli.
Perché i libri non sono come i voti alle elezioni, che qualcuno conta e altri pesano. Un libro acquistato è anche un libro letto? Forse. Un libro non acquistato è un libro non letto? Non è detto.

Di fronte alle fredde domande dell’Istat o dell’Aie, al lettore geloso della propria intima galleria di autori, di pagine, di scene, di dialoghi, di paesaggi, vien quasi voglia di fare scena muta. Ma poi si lascia convincere e biascica qualche numero, qualche titolo. Chi ci assicura che non mente? Chi andrà a controllare sul suo comodino?

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