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Il commento Dinho, pochi acuti troppe pause

Diego e Pato più che Juve e Milan. Diego e Pato allora, in rigoroso ordine alfabetico e non solo. Sentiremo spesso parlare delle loro imprese balistiche e celebreremo il talento purissimo dei due cavallini di razza, magari anche i loro probabili stenti. Sono giovani e si faranno. Dalle loro esibizioni dipenderà il futuro immediato delle rispettive squadre. Qualche volta toccherà ricordare loro un paio di avvertimenti didascalici: un passaggio in meno al trequartista che ispira la nuova Juve di Ciro Ferrara e un pizzico di cattiveria in più al giovanissimo attaccante di Leonardo, troppo "fru fru" quando s'avvicina alla porta altrui. Diego è la pedina che sembra completare il centrocampo bianconero, a ranghi completi (manca Sissoko) il più competitivo. Palla al piede non gliela si schioda, come tocca scoprire allo stesso Gattuso, uno dei rivali più tignosi. Poi gli dice bene su un destro liftato dal limite: non è un difetto avere gli astri dalla propria parte. Se poi a fargli da sponda c'è Amauri, invece di Iaquinta, la musica incanta il popolo di Madama. Felipe Melo gli fa da scudiero spendendosi anche in duelli rusticani (memorabile quello con Gattuso).
Pato è l'unica stella dell'attuale firmamento rossonero: lui può cambiare l'esito di una partita, forse anche del campionato, ma deve diventare decisivo negli ultimi sedici metri e trarre profitto dagli anticipi sontuosi di Cannavaro se vuole coniugare le attese dei suoi con i risultati concreti, con i gol. Quel gol suggerito dal piede morbido di Abate, è un parziale risarcimento delle buone opportunità passate per i suoi piedi fatati. Al netto del risultato finale, è il Milan a marcare il miglioramento più sensibile non solo nel gioco (una traversa, un rigore e mezzo in un clima africano), decollato, ma anche nella condizione fisica messa sotto accusa a Pescara. Di Ronaldinho si colgono alcuni acuti insieme con troppe pause che lasciano in sospeso il giudizio complessivo sul suo futuro contributo più che sulla prova di ieri sera a San Siro: non basta un recupero utile sui piedi di Felipe Melo per raccogliere l'eredità pesantissima di Kakà. Semmai si può e si deve prendere atto di un acquisto scortato da molti dubbi: Nesta.

Nella guida della difesa, rimasta senza Maldini, la bussola super-collaudata, ha assunto il comando, nelle chiusure è stato provvidenziale, come ai vecchi tempi. In tribuna Marcello Lippi deve aver avuto qualche sussulto: e se avesse recuperato, per il mondiale targato 2010, il più dotato dei difensori?

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