Cerano anche loro al Pantheon, defilati, come parenti scomodi, da nascondere, mentre lItalia unità ricordava il loro trisavolo. Le cronache raccontano che gli ultimi Savoia hanno deposto una corona dalloro davanti alla tomba di Vittorio Emanuele II. Ma sono arrivati dopo, quando la cerimonia scemava, Napolitano non ha avuto neppure il tempo di stringergli la mano. È così che gli eredi del primo re dItalia si sono ritrovati a fare la parte dei figuranti. Comparse. Solo perché non se ne poteva fare a meno. È vero che le cronache di questi tempi non li hanno aiutati. Vittorio Emanuele, il re senza corona e senza scorta, si è lasciato sfuggire una confessione che fa male. Ma un po, senza retorica e senza nostalgia, in questo centocinquantenario della patria lassenza della monarchia si è sentita. Limbarazzo ha generato un fotoritocco mentale. I Savoia spostati più in là, dietro le colonne, dove si intravedono, ma quasi non sono riconoscibili. Leffetto ricorda le foto sbiadite della rivoluzione sovietica, dove ogni tanto veniva sbianchettato qualcuno. I Savoia non sono vittime, ma resta quel sapore un po falso. Nel bene o nel male gli eredi del re piemontese non si possono cancellare con un tratto di penna. Stanno lì, nella nostra storia.
Il Risorgimento è stato raccontato, in questi mesi, in tutti modi, pronipoti e consanguinei dei padri della patria rivelavano segreti di famiglia e ricordi lontani e più o meno dimenticati. Ai Savoia quasi nessuno ha avuto il coraggio di chiedere qualcosa. Emanuele Filiberto si è limitato a ricordare che anche lui ora si sente veramente italiano. Un uomo in cerca di cittadinanza. Questa grande festa patriottica ha riunito un po tutti, i vivi e i morti, i rossi e i neri, i sudisti e i papalini, i vincitori e gli sconfitti, i rivoluzionari e i codini. Perfino i lùmbard alla fine non hanno snobbato fino in fondo lunità dItalia. Hanno sottolineato la loro identità, facendo più colore che veri boicottaggi. Sulla scena cerano i rappresentanti del Papa, che pure in quel epopea risorgimentale stava tra quelli che lunità lha subita e, almeno per Pio IX, neppure perdonata.
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