Il commento L’arte minore che educa al bello

di Stefano Zecchi

Una tradizione continua a rappresentare un significato a cui possiamo fare riferimento se essa non si chiude nel suo passato, ma continua a vivere nel presente, suggerendo modi di osservare, di giudicare, di fare. Spesso una tradizione ci appare congelata nella sua storia remota, senza nessun peso nell’attualità: allora possiede soltanto un valore di documentazione, che può spiegare qualcosa di noi, lasciandoci vivere nella nostalgia dei ricordi. La nostra modernità è avara con le tradizioni: incenerisce con rapidità il passato per celebrare le novità della ricerca scientifica e industriale. È, questa, una legge inesauribile della modernità che non permette di abbandonarci alle tradizioni, anzi: spesso riducendole a patetiche manifestazioni quando, per caso, osiamo riproporle ai nostri giorni. Se poi osserviamo il mondo vasto e frastagliato dell’arte, il richiamo alla tradizione, per procedere con la ricerca estetica nella contemporaneità, appare come un malinconico rovistare tra le anticaglie della nostra storia. Talvolta, però, la modernità non riesce a sbarazzarsi del passato, e così il nuovo si mostra rafforzato da una tradizione in grado di radicarlo in un solido terreno.
Una forma particolare di artigianato d’arte è la ceramica, prodotta con terre cotte nelle fornaci: a Milano, questa città dell’industria e della tecnologia, devota alla modernità, c’è una fornace che segue ancora un’antica tradizione, per fabbricare vasellame e oggetti di raffinata bellezza. L’artigianato d’arte è un’esperienza estetica annientata e spesso ridicolizzata dalla modernità, che l’ha sostituita con la serialità dei prodotti industriali. Gli articoli di design hanno così invaso le nostre case, talvolta peggiorando sensibilmente la qualità dell’arredamento. L’artigianato esprimeva nelle cose d’uso lo stile di un’epoca: gioielli, vasellame, posate, mobili rappresentavano quell’idea estetica che traeva ispirazione dalle «grandi» opere dell’arte visiva, della letteratura, della musica. Si consideri il Liberty. Sappiamo facilmente riconoscere un oggetto Liberty e non ci è difficile ricollegarlo alla «grande» arte che ha espresso quello stile nei quadri o nella musica: dunque, un’epoca rappresentata dall’arte e da quel suo stile che si ritrova nelle cose d’uso quotidiano.

L’artigianato viene chiamato, appunto, «arte minore» proprio per questo suo rapporto di correlazione e dipendenza con le arti maggiori, ed è inutile sottolineare ed insistere sul fatto che l’estetica contemporanea abbia teorizzato l’inconsistenza, la vacuità, anche il kitsch dell’artigianato artistico. Osservando oggi il lavoro che viene svolto nella fornace Curti, riscopriamo l’inestimabile valore del suo artigianato anche per l’educazione estetica: educazione del tutto ignorata dalla nostra modernità.

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