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Il commento Liberati dal declino europeo non dai provocatori

di Franco Ordine

Viva l’Italia. Viva l’Italia del calcio liberata dal complesso del declino malinconico nelle coppe. Viva l’Italia interista di Eto’o e Sneijder, massì anche di Pandev di Julio Cesar, inseguiti dai rimpianti e dagli accidenti dei loro tifosi e poi finiti sulle spalle di Materazzi e soci dinanzi allo spicchio di stadio amico per la giusta consacrazione. Viva l’Italia nerazzurra che balla sull’orlo del precipizio per quasi un’ora a Monaco prima di chiudere la serata storica e magica con una magnifica e gagliarda impresa che rimette in sesto i conti del duello italo-tedesco e spedisce più di un messaggio alla collettività calcistica nazionale. Il primo è il seguente: si può anche perdere il filo della qualifica per un tempo, se poi il gruppo ha la forza, fisica e morale, nella ripresa di riacciuffarlo capovolgendo risultato, pronostici e anche giudizi sui singoli trasformando persino Leonardo in un nocchiero da dieci e lode.
Viva l’Italia, allora. Anche quella del campanile rossonero che sbaglia macumba davanti alla tv e invece di applaudire all’avanzata dell’Inter in Champions, confessa in pubblico (con Gattuso) d’aver gufato nella speranza di una «tranvata» che potesse ridurre drasticamente energie nervose e auto-stima. Dalle parti di Milanello forse non hanno memoria di quel che accadde proprio un anno fa di questi tempi: Inter prima, seguita a un punto dal Milan di Leonardo, la Roma terza staccata. Bene: qualche settimana dopo, senza Pato né Nesta, i rossoneri mancarono il sorpasso mentre la Roma avanzò minacciosa fino a scavalcare Mourinho nel frattempo impegnato a scollinare Cska Mosca e Barcellona per vedere Madrid. Solo il harakiri di Ranieri, al cospetto della Samp di Storari e Pazzini (paratone del primo, due stilettate del secondo) rimescolò la cima della classifica a pochi rintocchi dai titoli di coda. Insomma non è poi così una tragedia, persino per i milanisti, vedere l’Inter nel tabellone delle otto sorelle d’Europa.


Viva l’Italia interista delle lacrime calde e tenere di Julio Cesar, viva l’Italia di quel ragazzone appena reclutato da Prandelli in Nazionale che si chiama Ranocchia e che somiglia tanto al giovane Maldini. Viva l’Italia a esclusione di Marco Materazzi capace di accendere la fiammata finale di Schweinsteiger che rende pubblica la provocazione del nostro «cominciata ben prima dell’inizio della partita».

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