Il commento Meno privacy vuol dire più sicurezza

Non è mai accaduto che le immagini riprese da una Cctv - come si chiamano tecnicamente le telecamere di sicurezza - facessero incursione in una faccenda privata, rovinando un matrimonio o una trattativa d’affari. È successo invece che le immagini registrate inchiodassero il responsabile di un delitto grande o piccolo. È da questi dati che bisogna partire per ragionare sull’invasione delle telecamere in città, se non si vuole che tutto si riduca a una discussione senza sbocchi tra fan della privacy e cultori della sicurezza. L’esperienza dice che nel rapporto costi-benefici le Cctv sono un investimento che rende. Ma l’esperienza dice anche un’altra cosa: che non esiste una banca dati, soprattutto se appetibile come quella alimentata da un apparato così esteso, che non sia preda di incursioni e utilizzi illeciti che - questi sì - sarebbero intollerabili.

E allora, senza mancar di fiducia al vicesindaco De Corato, la soluzione più affidabile per tutti è che le chiavi di questa gigantesca memoria siano nelle mani di una Autorità indipendente, in grado di immagazzinare in condizioni di sicurezza i dati, fornirli quando necessario a chi ha diritto e necessità di conoscerli. E di demolirli quando è giusto.

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