Il commento Non tramonta in Turchia la voglia d’Europa

La Turchia punta all'Europa e per ottenere questo risultato è pronta a (quasi) ogni sacrificio. Lo conferma l'apertura nei confronti dell’Armenia, con la definizione di una roadmap per la normalizzazione delle relazioni politiche e il rapido potenziamento di quelle economiche. C'è anche un timido ammorbidimento sulla questione dello sterminio della popolazione armena operato nel 1915 dai soldati turchi, che Ankara rifiuta di ammettere, come rifiuta la parola "genocidio". Ma il dialogo con Erevan potrebbe permettere di aggirare questo ostacolo. E quindi di spuntare le armi alla opposizione francese e tedesca all'ingresso della Turchia alla Ue. L'avvicinamento tra Armenia e Turchia ha mandato su tutte le furie l'Azerbaijan, fino a oggi sostenuto dalla Turchia nella sua contesa territoriale/etnica con l'Armenia relativa al Nagorno-Karabakh. Il che potrebbe avere ripercussioni sul fronte energetico. Ma questo è un prezzo che il governo di Tayyip Erdogan è pronto a pagare.
La volontà turca di superare l'impasse è stata confermata dall'astro nascente del partito di maggioranza Akp, Egemen Bagis, ministro e capo negoziatore con la Unione europea, nel corso del Media and Economic Forum svoltosi a Istanbul il 17-18 aprile, durante il quale è stato anche ribadito il sostegno che l'Italia garantisce alla candidatura della Turchia. Contano certamente anche i rapporti personali tra Erdogan e il premier italiano Berlusconi, ma c'è di più, basta pensare che l'interscambio tra i due Paesi sfiora i 19 miliardi di dollari e continua a crescere.
Bagis ha confermato, come del resto il ministro dell'Economia Mehmet Simsek, che la Turchia vuole accelerare sul fronte delle riforme legislative e istituzionali per rendere possibile un’integrazione con l'Europa, ha sottolineato i passi avanti compiuti nei rapporti con la Grecia, riconoscendo però che molto rimane da fare. Sul versante economico la Turchia rappresenta non solo un enorme mercato, ma anche un Paese che, almeno per ora, ha ben resistito alla crisi finanziaria internazionale.
Ankara usa sapientemente le relazioni economiche e la rilevanza strategica per trovare alleati e in questo sforzo rientra lo "shopping" della Difesa. La Turchia ha potenti Forze armate, che continua ad ammodernare, investendo ogni anno miliardi di dollari. Le commesse vanno principalmente a chi sostiene la causa turca: quindi in primo luogo gli Stati Uniti, ma anche l'Italia. Il "made in France" invece... ha poco successo.


Di tutto questo si avrà prova la prossima settimana, quando, a Istanbul, aprirà i battenti la mostra della difesa Idef 2009. L'industria della difesa italiana, che già ha in Turchia uno dei suoi mercati principali, ha buone probabilità ottenere nuovi successi in campo aeronautico, navale, elettronico, spaziale e degli armamenti.

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