Il commento È ora di interrogarsi sul futuro del green

Cominciamo dalle notizie. Oggi a Roma si elegge il presidente del Comitato olimpico nazionale italiano. Oggi a Torino si inizia - con la kermesse della Pro-Am - l’Open d’Italia, una delle tappe del Tour europeo e la più importante manifestazione golfistica nel nostro Paese. Oggi a Roma il presidente della Federgolf, Franco Chimenti, sfida Gianni Petrucci che, almeno fino ad ora, del Coni è il presidente. Volendo risolvere tutto questo con un sillogismo, si potrebbe affermare che, se Chimenti battesse Petrucci, per la prima volta si giocherebbe un Open d’Italia senza un presidente alla Federgolf. Ribaltando il concetto - e forzando la situazione - si potrebbe ugualmente sostenere che, se Petrucci battesse Chimenti, la Federgolf, fortunatamente per lei, continuerebbe a contare sul miglior presidente della propria storia. Però, allo stesso tempo, non sarebbe nemmeno sbagliato prevedere che, battuto nella corsa per diventare il numero uno dello sport italiano, le elezioni del Foro Italico rendano alla Federgolf un presidente svuotato da energie e ambizioni. Insomma, un Chimenti con le gomme un po’ sgonfie.
Finché non cominceranno a volare le palline nel cielo del parco di Venaria, qui voleranno solo le balle di chi giura di aver appena parlato con Gianni Letta o d’aver avuto conferme da Dario Franceschini. Un guazzabuglio di chi ha raccomandato chi da perdere la testa. Lasciamo quindi da parte le previsioni, tanto, poche ore dopo l’uscita di questo giornale, si saprà, ufficialmente, chi ha vinto la battaglia per la poltrona del Coni. L’unica cosa certa è invece l’aria pesante e strana che si respira al Royal Park Golf di Torino. Non è azzardato immaginare il golf italiano, vestito a festa per l’Open, ma sdraiato sul lettino dello psicanalista a chiedersi quale sarà il proprio futuro.
Ovviamente ce lo chiediamo anche noi de il Giornale che da oltre vent’anni - unico quotidiano - ci interessiamo di questo sport. Con una pagina settimanale e, da cinque stagioni, con un magazine (oggi in edicola).

E non possiamo negare che una promozione di Chimenti al vertice del Coni ci rallegrerebbe - conoscendo bene le sue capacità di manager e la sua passione per lo sport - mentre ci preoccupa non poco il domani di una Federgolf che sta vivendo un momento magico e che potrebbe tornare a sonnecchiare nell’oscurantismo come nelle passate gestioni. Il dopo Chimenti non c’è, almeno per ora. E il golf italiano - già in ritardo - rischia di perdere il passo del resto dell’Europa.

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