Il commento Più che conflitti oggi è necessaria collaborazione

La ricerca della «retta costituzione», ovvero della perfezione nelle istituzioni politiche, procede dai tempi di Platone attraverso alterne vicende. Dunque da più di 2.400 anni. Pare non se ne esca. Tuttavia non è il caso di infierire, specialmente in un momento come questo, cioè nel bel mezzo di una crisi finanziaria ed economica di cui si conosce ormai bene l’inizio, ma non se vede ancora la fine. Meglio, piuttosto, un richiamo alla coesione di tutte le istituzioni, al loro profondo e reciproco rispetto, nella meno filosofica e più pratica convinzione che l’unione faccia la forza.
Può essere un po’ questo il significato del richiamo a una sorta di senso di responsabilità nazionale che da qualche giorno serpeggia in diverse tra le stanze dei bottoni del sistema italiano. Ultimo è stato ieri Corrado Passera, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, maggiore banca del Paese, che senza giri di parole ha bocciato l’ipotesi dell’intervento dei prefetti nei libri delle banche. Un giudizio dato sì nel merito, ma soprattutto rivolto all’inopportunità di uno scontro aperto tra il ministro dell’Economia Giulio Tremonti, che i prefetti ha invocato, e il governatore della Banca d’Italia Mario Draghi, che ritiene l’intervento fuori dalla legge. Scontro istituzionale dunque, e proprio tra i due poteri più vicini al capezzale dell’economia in crisi.
Le parole di Passera, che non a caso invoca «la buona fede della politica» interpretano, in questo caso, il pensiero della massima classe dirigente di questo Paese, sconcertata di fronte alle quotidiane strumentali scaramucce della politica: possibile che non ci si renda conto di quanto siano stonate? E questo vale sia tanto nei confronti del governo in carica, quanto in quelli di un’istituzione come Bankitalia, governata in ogni caso da un tecnico che, a torto o a ragione, è stato inserito da autorevoli osservatori internazionali come uno dei soli 50 uomini al mondo in grado di portarci fuori da questo inferno. Il punto è che non è questo il momento per sorde lotte di potere, ripicche personali. Così come non lo è per campagne politiche di sfondo esclusivamente elettorali. Il momento è quello della coesione, della dimostrazione da parte di un Paese adulto di avere la capacità di agire insieme verso un obiettivo comune. Sembra una dichiarazione di scontato principio, ma purtroppo ci sono segnali forti che questo non sta avvenendo: per il Paese si tratta di un problema in più, di cui farebbe volentieri a meno.


Nella cena che, martedì scorso a Villa Madama, Berlusconi ha offerto al gotha dei banchieri italiani, la sintonia con il premier è nata proprio su questo punto: un’intesa per affrontare la crisi economica attraverso una visione d’insieme del sistema. Senza demonizzare le banche, e senza che queste per salvare la loro pelle mandino in malora le imprese. A ognuno il suo. E stop alle stonature.

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