Il commento Quanto vale il rischio dei fischi in piazza

TRAPPOLA Qualcuno nel Pd spera che i manifestanti contestino pesantemente il presidente del Consiglio

Le strade della politica, si sa, sono misteriose quanto infide e anche agli ottimisti spesso è più facile vederci il bicchiere mezzo vuoto piuttosto che mezzo pieno. Così può essere letto in due modi l’invito di Franceschini a Berlusconi di partecipare alla prossima manifestazione milanese del 25 aprile.
Quello benigno: il leader del Pd vuole davvero, e in buona fede, che il capo del governo e della maggioranza condivida – per la prima volta – il ricordo di una data epocale nella storia d’Italia. Sarebbe un bel segno di cambiamento, visto che, da quando Berlusconi è «sceso in campo», quella data ha sempre rappresentato un’occasione per manifestare appunto contro Berlusconi, fosse o no al potere.
L’interpretazione maligna, invece, conduce a pensare che si tratti di una trappola. È facile notare che Franceschini tenta di rafforzare la propria – incerta e provvisoria - leadership all’interno del suo partito con attacchi al governo (e al suo capo) di una frequenza e di una durezza ignote al predecessore Veltroni. Sapendo che i consensi per il capo del Pdl sono al massimo storico, specialmente dopo la positiva gestione del dopoterremoto, a Franceschini potrebbe fare comodo e piacere che l’avversario venga fischiato proprio nella sua Milano: cosa che probabilmente accadrà – o che può essere organizzata con facilità – visti i precedenti. Basti ricordare l’episodio del 2005, quando Letizia Moratti fu contestata benché spingesse la carrozzella del padre, medaglia d’argento della Resistenza.
Il capo del governo tutto ciò lo sa senza che glielo dica io ma, a quanto pare, sembra disposto a correre il rischio. E credo che farebbe bene. Infatti è vero che, come ha sostenuto il ministro La Russa, il 25 aprile è diventato - sempre di più, anno dopo anno – una festa di parte: dove, però, non si ripropone più l’ormai inesistente contrapposizione fascisti-antifascisti, ma dove viene ritenuto nemico o infame tutto ciò che non discenda direttamente dal movimento partigiano di matrice comunista.
È una posizione assurda e antistorica perché la Resistenza, che non fu soltanto di sinistra, non ha il suo supremo valore fondante nel comunismo, che avrebbe continuato a privare gli italiani della libertà. I valori fondanti della Resistenza sono quelli della democrazia e della libertà, gli stessi che hanno – anche - consentito l’arrivo al potere di una destra democratica e liberale. La quale, quindi, è legittimata a celebrare il 25 aprile come una giornata che le appartiene a pieno diritto.
Sfilando per le vie di Milano insieme all’opposizione, Berlusconi otterrebbe parecchi risultati, e buoni, comunque vada. Per primo, appunto, quello di affermare che il 25 aprile è di tutti, e non più soltanto una festa partigiana, ovvero di parte. E che quella festa può davvero diventare di tutti anche grazie a lui, che ha contribuito a portare gli ex nostalgici del Movimento sociale italiano nella vita democratica del Paese. Allo stesso modo, Berlusconi è stato determinante – grazie al voto popolare - nell’uscita dal Parlamento di un’estrema sinistra antistorica: proprio quella sinistra che sarà la più attiva nel contestare Berlusconi il 25 aprile, confermando di avere uno spirito antidemocratico, oltre che antistorico.


Certo, sarebbe bello sperare che non accada niente del genere, che la presenza del presidente del Consiglio possa essere considerata un atto di pacificazione e partecipazione, non come un oltraggio, una sfida o un rischio cui si espone. Ma è una speranza da bicchiere pieno, probabilmente davvero troppo ottimista per essere vera.
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