Continua il silenzio assordante di Alessandro Repetto (e di Claudio Burlando) sul caso delle foibe e sul diritto alla memoria anche per i vinti. Ma, visto che siamo straconvinti delle nostre ragioni e visto che non ne vogliamo fare un campo di battaglia politica - se solo avessimo voluto, avremmo sollevato il caso in campagna elettorale, ma sarebbe stato solo lennesimo schiaffo a quei morti - noi continuiamo a rinfrescare loro la memoria ogni giorno.
Si avvicina il 25 aprile e chissà mai che riusciamo a liberarci anche dei luoghi comuni e dei luogocomunismi.
I maestri che ci ispirano, del resto, sono ottimi. A partire dallex presidente della Camera e leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti che disse che «di fronte alle foibe non possiamo reagire in modo giustificazionista, dicendo che lavversario ha fatto di peggio», che le foibe «sono state minimizzate», che «è tempo di estirpare la violenza entrata in noi», che «abbiamo fatto unoperazione di angelizzazione della nostra parte», che «dobbiamo fare i conti con la nostra storia lavorando sui nostri errori che abbiamo spesso ignorato» e che «non riesco a non vedere nelle foibe anche una volontà politica di annientamento dei nemici. Ingiustificabile».
Non basta? Cè il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: «Il silenzio era ingiusticabile e non dobbiamo tacere, assumendoci la responsabilità di aver negato o teso ad ignorare la verità per pregiudiziali ideologiche e cecità politica». Il Capo dello Stato non usa mezze parole: «Abbiamo rimosso la tragedia per calcoli diplomatici e convenienze internazionali». Su, su: «Un dramma che fu scatenato da un moto di odio e furia sanguinaria e da un disegno annessionistico slavo che assunse i sinistri contorni di una pulizia etnica».
Insomma, esattamente quello che lassessore Devoto e la provincia di Genova che non lha mai sconfessato, non hanno detto. E che continueremo a chiedere loro.
Intanto, in attesa di una parola sul tema, lanciamo una proposta. E la lanciamo a Luca Borzani, uomo di una sinistra diversa, che non rinuncia alle sue idee, ma le mette in gioco, come dimostra anche la bellissima manifestazione La storia in piazza in corso al Ducale, forse il capolavoro culturale degli ultimi anni a Genova.
La proposta è questa: mentre la Rai a maggioranza di centrodestra, vergognosamente, decide di trasmettere Katyn solo su Rainews 24, canale satellitare e semiclandestino, anzichè su Raiuno, si potrebbe organizzare di nuovo la proiezione del film di Wajda al Ducale, come già si fece lo scorso anno con Borzani e Sergio Maifredi. E sarebbe bello dedicarlo anche alle vittime delle foibe. E a tutti coloro che, come a Katyn e come nel Carso, si sono visti negare la memoria. E, soprattutto, la verità.
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