Il commento Una sconfitta nata da tanti errori

Le vittorie, si sa, hanno molti padri e le sconfitte sono sempre orfane. Quindi, sarebbe estremamente ingeneroso dare tutte le colpe della sconfitta in Liguria - soprattutto stavolta, visto che si tratta di una sconfitta in controtendenza rispetto al trionfo nazionale del Pdl (anzi, sarebbe meglio dire di Berlusconi) e della Lega - a Sandro Biasotti.
Certo, la candidatura non era delle più convincenti. Ma non tanto e non solo per colpa di Biasotti che, anzi, soprattutto negli ultimi dieci giorni, ha fatto una campagna elettorale travolgente. E soprattutto occorre dargli il merito di costituire un valore aggiunto, un elemento di identificazione per molti, come comunque dimostra il risultato della lista che porta il suo nome. Risultato, peraltro, stavolta viziato dalla confusione degli elettori, che in qualche caso hanno votato la lista civica con il nome BIASOTTI a caratteri cubitali sul simbolo più perchè pensavano di votare il candidato presidente che per condivisione del progetto politico degli ex arancioni ora blu-azzurrini.
Insomma, criticare Biasotti oggi, a freddo, e dire che è tutta colpa sua, sarebbe come il calcio dell’asino. E Sandro non se lo merita, perchè è una persona perbene e anche perchè se la vedeva contro un fuoriclasse della politica di sinistra come Claudio Burlando, il migliore dei peggiori.
Abbiamo appoggiato lealmente Biasotti e con moltissimo calore, forse più caldo di quello che tanti che stavano con lui hanno dimostrato nei nostri confronti. Ma, insomma, credo che di fronte alla stragrande maggioranza della stampa genovese e ligure - in primis quella beneficiata da Sandro di esclusive e inserzioni a raffica - che gli faceva la guerra, fosse il minimo dargli una mano. Poi, magari, è stata anche una manona. Ma ci sta.
Poi, però, non criminalizzarlo e rendergli l’onore che si deve a una persona perbene e seria, che ha fatto anche una bella campagna elettorale a parte alcune scivolate tipo la stucchevole campagna sul buco della sanità, un tema che non interessa nulla a nessuno, non vuol dire rinunciare a spiegare che la sua era una candidatura sbagliata.

Perchè aveva già perso, circostanza che - se non sei Berlusconi - è quasi invalicabile nell’immaginario degli elettori; perchè, comunque, quando si presenta lo stesso candidato per la terza volta di fila - se non sei Formigoni - idem; perchè, soprattutto, è andato a Roma (...)

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