Il commento Sogno «un Renzi» alla genovese

In questi giorni stiamo insistendo parecchio sulla necessità di una generazione di trentenni che si impadronisca della politica. Il caso della triade spezzina Giampedrone-Cozzani-Frija ci ha fatto da rompighiaccio, gli esempi savonesi Ciangherotti-Parino sono positivi, la necessità che un Pdl in passato avvolto sui parlamentari oltre la quarta legislatura punti sul ricambio generazionale è un imperativo categorico.
Ma anche il Pd - che pure ha lanciato bravi giovani in ruoli importanti, penso in particolare al segretario regionale Lorenzo Basso, al tesoriere regionale Giovan Battista Raggi, all’assessore alle Infrastrutture in Regione Raffaella Paita, al responsabile degli enti locali Simone Mazzucca - non riesce a volare. In tutto o in parte, stimo tutti coloro che ho citato, ma non posso non notare come fra loro non ci sia nessuno che sia nemmeno lontanamente paragonabile a Pippo Civati o a Matteo Renzi.
Civati più da sinistra, Renzi più dal centro, sono due dei «rottamatori» Democratici. Due di quelli che hanno avuto la forza, il coraggio, l’incoscienza o il calcolo di contestare i propri dirigenti, con una battaglia generazionale. E, come nel caso di Renzi, che a poco più di trent’anni ha già fatto il presidente della Provincia e il sindaco di Firenze, hanno avuto il coraggio di difendere la propria scelta di andare ad Arcore a discutere del futuro della sua città. Dal centrosinistra, restando nel centrosinistra. Ha detto Renzi: «Bisognerebbe che la sinistra smettesse di vivere di complottismo e provasse a cambiare l’inquilino di Palazzo Chigi a viso aperto, non con i giochini di palazzo». E ancora: «Non ho mai votato Berlusconi, nè mai lo farò, ma se lui viene eletto presidente del Consiglio è perchè lo hanno votato gli italiani.

E io rispetto la democrazia e il voto dei miei concittadini».
Parole che ci piacerebbe sentire anche a Genova dai bravi giovani del Pd. Che, invece, alle nostre latitudini, sono allineati e coperti e rischiano essere solo delle Serracchiani qualunque.

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