Nessuno contestava alla Regione Liguria la violazione della legge sulla trasparenza dei redditi. Fino a prova contraria, si suppone che le Regioni rispettino le leggi dello Stato. Quando non lo faranno, ci sarà la secessione.
Così come nessuno metteva in dubbio il fatto che i consiglieri regionali avessero consegnato le proprie dichiarazioni dei redditi, come prescrive la legge. È ovvio che se uno vuole fare una truffa non la fa sulla cosa più controllabile del mondo.
Il punto era un altro. Come mai, la Regione Liguria - a differenza di quello che fanno tutte le altre istituzioni i cui membri devono consegnare le dichiarazioni dei redditi, Camera, Senato, governo per i propri membri non parlamentari, Provincia e Comune di Genova - faceva di tutto perchè fossero pubbliche solo formalmente, ma in realtà nascoste?
Sì, lo so. Lha spiegato benissimo, con il linguaggio dei burocrati, il segretario generale laltro giorno, con tutti i riferimenti legislativi e i codicilli al posto giusto: i redditi (quelli fino al 2008) sono pubblicati sul Burl, che non è uno scherzo, nè il codice fiscale del presidente Burlando, bensì il Bollettino ufficiale della Regione Liguria, una specie di Gazzetta Ufficiale al posto.
Il problema è che questo Burl è sì acquistabile in determinate edicole e sì scaricabile dalla rete, ma cercare i redditi dei consiglieri regionali è come trovare un ago in un pagliaio. E, stavolta, non centra nemmeno il mio rapporto conflittuale con la rete. Ho impostato tutte le chiavi di ricerca giuste, ho aperto tutte le finestre giuste, come non faccio nemmeno per le grandi pulizie di primavera, ma riuscire a trovare i redditi è davvero difficilissimo. Non impossibile, ma roba da tecnici informatici.
E qui sta il punto: tutto questo, pur essendo formalmente in piena linea con quanto prescrive la legge, è la violazione perfetta dello spirito della legge. Un conto è la forma, un conto è la sostanza. Infatti - messa così - la pubblicità dei redditi dei consiglieri regionali, non era niente più che unipotesi.
Perchè, Comune, Provincia, Camera, Senato, governo e altre Regioni, persino la Campania che non sembrerebbe propriamente un modello unico al mondo di trasparenza nei rapporti fra la politica e il mondo, pubblicizzano i dati con conferenze stampa, comunicati, annunci e trombe. Invece, in Liguria niente. Anzi, il Burl. E le lettere burocratiche e un po seccate del segretario generale. (...)
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