Commercianti e cinesi si alleano contro l’isola

Il portavoce degli orientali: «Vogliamo un’area competitiva o non ce ne andremo». Il consiglio di Zona 8 chiede lo slittamento del traffico limitato

Nel giro di poche ore è cambiato di nuovo lo scenario a Chinatown. Si ingarbuglia il possibile trasferimento in quel di Arese, paradossalmente proprio dopo il plebiscito a favore del trasloco (90%) tra i 350 grossisti di via Sarpi e dintorni. Perché, dietro la dichiarata disponibilità, i rappresentanti della comunità in affari a Milano ha presentato al vertice di Palazzo Marino una sfilza di contro condizioni. Riassume il portavoce Angelo Ou: «Siamo pronti a muoverci verso l’area ex Alfa, a patto che lo spazio a nostra disposizione raggiunga almeno i 100mila metri quadrati». Il Comune ne aveva messi in gioco 30mila in meno. «È chiaro, poi - continuano i commercianti venuti da Oriente - che serve una zona ad elevata competitività. Per andarcene dal centro città, dove abbiamo investito capitali per l’acquisto delle licenze, la Moratti o Formigoni propongano un significativo piano di incentivi economici e agevolazioni fiscali. Intanto - aggiungono - fino al completamento del progetto, che deve essere graduale e razionale, il Comune abbandoni l’idea della ztl e dell’isola pedonale o di ogni delibera che produca danno alle nostre attività».
Il vicesindaco Riccardo De Corato incassa col sorriso sulle labbra: «Da apprezzare l’apertura e l’intelligenza dimostrata dai cinesi. Ora la trattativa riparte: esamineremo le loro richieste per giungere a un accordo». Eppure c’è una nuova doccia fredda sui propositi iniziali. La delibera da attuare prevedeva la zona a traffico limitato in zona Sarpi entro l’estate, più un’ulteriore ztl merci, mentre per l’isola pedonale le scadenza era di due anni. Invece, l’altra sera, la Commissione commercio del consiglio di Zona 8 ha deciso di chiedere al Comune «lo slittamento della zona a traffico limitato in zona Sarpi, da rimandare a dopo la delocalizzazione del commercio all’ingrosso dei negozianti italo-cinesi». Un’operazione da subordinare anche «all’avvio di un piano parcheggi adeguato e di un progetto di riqualificazione generale del quartiere». Secondo i tempi prospettati dalla delegazione cinese, si parla di qualcosa come tre anni. Contro la proposta di delibera del parlamentino di zona hanno votato solo due consiglieri di An. Quelli dell’associazione dei residenti «ViviSarpi» sono già sul piede di guerra. Dall’altra parte della barricata, i commercianti milanesi, contrari al provvedimento di chiusura alla circolazione delle auto: «Non si sperimenta sulla nostra pelle quando sappiamo bene che decisioni simili sono destinate a uccidere il commercio». Una posizione che rischia di bloccare la road map nella Chinatown meneghina fino a data da destinarsi.
Il discorso dunque si complica, proprio quando la soluzione sembrava dietro l’angolo. Commenta Giovanni De Nicola, capogruppo di An in consiglio provinciale: «Di fronte ai diktat dei grossisti cinesi e al bla bla di alcuni esponenti delle istituzioni, il pericolo è che la strategia portata avanti dal vicesindaco De Corato conduca solo al trasferimento dei ghetti. Da quello economico e sociale in via Sarpi a quello industriale ad Arese. Al contrario, c’è bisogno di un cammino ad ampio respiro: diluire la presenza dei cinesi sul territorio dell’hinterland in base alle tipologie commerciali, creando infrastrutture anti-disagio».

Quanto agli italiani, De Nicola fa previsioni: «Preoccupazioni legittime, ma l’isola funzionerà e faranno affari. Sottovalutano che quelle strade oggi svalutate potrebbero diventare un polo d’attrazione turistica internazionale».

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