Commercianti sotto tiro: «Quest’anno pagheremo 1.172 euro di tasse in più»

Ricerca Confesercenti sul «peso» dei tributi: «Siamo i più colpiti ma ci accusano di essere grandi evasori»

I commercianti milanesi danno un voto alle politiche economiche del governo, e l’esecutivo guidato da Romano Prodi si becca un inappellabile «gravemente insufficiente».
È quanto emerge de un’indagine di Publicares eseguita per conto della Confesercenti della provincia di Milano, nella quale si indagano le principali preoccupazioni dei commercianti milanesi. Dallo studio, condotto intervistando 400 titolari di attività commerciali della città di Milano, risulta che il tema della fiscalità si pone al primo posto nella classifica dei grattacapi (37% delle risposte). I negozianti dichiarano d’essere la categoria su cui si sta più accanendo l’esecutivo, e denunciano un aumento medio di almeno 1.172 euro sulle tasse da pagare per ciascuna attività. Questo a causa, sostiene l’ufficio tributario e fiscale della Confesercenti, dell’aggiornamento degli studi di settore effettuato unilateralmente dal ministero dell’Economia, «dettato - denunciano - solo da esigenze di cassa dell’amministrazione e non sulla base di reali valutazioni della loro congruità. Come forma di protesta Confesercenti ha già raccolto un centinaio di cartoline con la sigla «Studi di settore? No grazie» che verranno inviate, debitamente firmate dai commercianti meneghini, al viceministro dell’Economia Vincenzo Visco.
Oltre al danno, gli esercenti denunciano anche la beffa: «Non solo siamo il settore produttivo più colpito dal governo - ha dichiarato Mauro Toffetti, presidente di Confesercenti Milano -, ma siamo anche accusati di essere degli evasori. Non ci stiamo a passare per gli unici responsabili dei problemi fiscali in Italia. Se un esercente evade non può essere preso come esempio di tutta la categoria. Senza considerare - ha sottolineato - che se noi non emettiamo uno scontrino fiscale per tre volte in cinque anni è prevista la chiusura del negozio, mentre le grandi imprese che evadono le tasse non vengono trattate allo stesso modo. È un modo di agire miope - ha concluso - perché da una parte non si interviene su quel 27 per cento di evasori totali e allo stesso tempo si colpisce il settore produttivo che da solo genera il 98,9 per cento della ricchezza italiana».
A conferma delle parole di Toffetti il fatto che per gli esercenti presi in esame dalla ricerca la lotta all’evasione sia vista come un problema serio per l’Italia (88% delle risposte), da affrontare con serietà; ma quando gli si domanda se pensano che l’attuale governo saprà far fronte alla problematica, le risposte affermative calano bruscamente: solo per il 14% del campione si otterrà un risultato sensibile nella lotta all’evasione durante questa legislatura.
Subito dopo le tasse, a preoccupare i commercianti all’ombra della Madonnina è la criminalità (35% delle risposte), seguita a ruota dall’immigrazione (32%). «I negozi sono sempre tra i primi ad essere nel mirino dei malviventi - ha commentato Toffetti -, mentre l’immigrazione spaventa soprattutto per la concorrenza sleale che i venditori abusivi extracomunitari operano nei nostri confronti».

Anche qui gli esercenti si sentono beffati, perché, se loro sono oggetto di verifiche e severi controlli da parte della Guardia di Finanza, «gli ambulanti abusivi sono liberi di fare impunemente più o meno quello che vogliono».

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