"Commissariare la Grecia" Ma la Ue dice no a Berlino

Un documento tedesco ai Paesi euro. Rehn: Atene resta responsabile delle misure anticrisi. E per Visco è "cruciale" l’azione della Bce nei prossimi mesi

"Commissariare la Grecia" Ma la Ue dice no a Berlino

La Germania vuole «commissariare» la Grecia e il suo bilancio statale, in vista del nuovo piano di salvataggio. La notizia, pubblicata con dovizia di particolari dal Financial Times, piomba sul World economic forum di Davos e sui palazzi comunitari di Bruxelles, contringendo il commissario all’Economia Olli Rehn a chiarire, per mezzo di un portavoce, che «le decisioni devono rimanere nella piena responsabilità del governo greco, che risponde ai suoi cittadini». Il documento inviato da Berlino ai governi dell’Eurozona sottolinea che «a causa delle prestazioni deludenti finora raggiunte, Atene dovrebbe accettare una cessione di sovranità per un certo periodo». Un commissario europeo dovrebbe sorvegliare la spesa pubblica del Paese, ed eventualmente porre un veto quando vi siano decisioni non in linea con gli obiettivi di bilancio fissati da Fondo monetario, Ue e Bce.
Ma è la commissione stessa a bocciare la velleitaria proposta tedesca. Rehn ricorda la dichiarazione fatta dai Paesi dell’Eurozona nell’ottobre scorso in cui si dice che è la Grecia a dover gestire il proprio programma di risanamento, anche se la commissione «è impegnata a rafforzare ulteriormente la propria capacità di monitoraggio sul terreno». Le negoziazioni sull’haircut del debito greco sono alle battute finali. Il premier (ed ex vicepresidente della Bce) Lucas Papademos pensa ad una conclusione entro pochi giorni. Dello stesso avviso i creditori privati: «L’accordo non c’è ancora ma ci siamo vicini - dice l’Iff - e ci aspettiamo di concludere la prossima settimana». E domani i leader europei discuteranno a Bruxelles i termini del nuovo Patto di bilancio dell’Unione.
Gli economisti presenti al Forum di Davos non sembrano però ottimisti sull’esito della crisi greca, tutt’altro. Nouriel Roubini conferma il suo ruolo di Cassandra, sostenendo che la Grecia sarà fuori dall’euro entro un anno. Poi toccherà al Portogallo. La recessione in Europa sarà dura e c’è un 50% di probabilità che «nei prossimi tre-cinque anni la zona euro vada a pezzi». Meno catastrofista, ma ugualmente pessimista, l’ex capo economista del Fmi, Ken Rogoff. Dopo la Grecia, spiega il professore di Harvard, toccherà al Portogallo ristrutturare il debito, e ci sono molte probabilità che lo debbano fare anche Irlanda e Spagna. L’Italia, aggiunge, è «un caso borderline, dove potrebbe verificarsi solo un problema di liquidità».
La Bce continua però ad assicurare liquidità illimitata, e il governatore di Bankitalia Ignazio Visco, intervistato dalla Cnn, prevede che l’azione di Francoforte «sarà cruciale anche nei prossimi mesi» nel mettere in territorio sicuro il sistema bancario. Visco definisce le banche italiane «in buona forma, in termini di fondamentali», anche se non esclude del tutto «il rischio di una sostanziale difficoltà di credito nel finanziare l’economia reale».

Il nostro sistema bancario non è esposto nei confronti della Grecia, aggiunge, e dunque quello che riguarda l’Italia è un «effetto indiretto».
Il governatore giudica infine positivamente l’azione intrapresa dal governo italiano che, sul fronte delle riforme, «si dà molto da fare».

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