Stefano Filippi
nostro inviato a Torino
La formula magica che dovrebbe risolvere ogni problema in Val Susa si chiama cabina di regia. Ne parlano tutti a sinistra, da Piero Fassino a Sergio Chiamparino, e la dipingono come la panacea che tranquillizzerà i valligiani. Un luogo di dialogo, un tavolo di discussione dove far accomodare tutte le parti in causa e trovare laccordo impossibile. Ma questo tavolo cè già, funziona da sei mesi, lo presiede un autorevole architetto diessino, vi siedono governo, ferrovie italiane e francesi, enti locali, tecnici rappresentanti dei sindaci e delle comunità montane. E sono stati proprio gli amministratori locali a farlo saltare, con tanti saluti al dialogo, alle cabine e alle regìe.
La commissione fu istituita lo scorso luglio dopo un consiglio provinciale aperto interamente dedicato alla Tav. Sotto il Moncenisio il clima non era incandescente come oggi, ma le avvisaglie della tensione si percepivano tutte. «Dopo quellassemblea - ricorda Stefano Esposito, capogruppo ds in consiglio provinciale - la maggioranza di centrosinistra, compresa Rifondazione, votò compatta un ordine del giorno che proponeva listituzione di una commissione tecnica ristretta per valutare le criticità che stavano emergendo». Un organo tecnico, non politico, che non sprofondasse nelle discussioni ma affrontasse le questioni concrete.
Lidea ebbe il via libera del governo che vi mandò un dirigente del ministero delle Infrastrutture, lingegner Napolitano. Gli altri membri sono il direttore di Ltf (la società che deve costruire la tratta ad alta velocità Torino-Lione), il vicecapo del compartimento ferroviario di Torino, un dirigente della Commissione intergovernativa italo-francese, rappresentanti di Regione e Provincia, di Torino e comuni limitrofi, e da tre tecnici scelti dagli amministratori della Val di Susa, un ingegnere e due docenti del Politecnico di Torino. A presiedere la commissione fu chiamato Gigi Rivalta, un architetto di 75 anni, ex assessore diessino, stretto collaboratore di Mercedes Bresso. «Un pezzo di storia del Piemonte - spiega Paolo Foietta, il coordinatore della commissione - un garante, un uomo sopra le parti».
La commissione Rivalta, istituita il 3 agosto, comincia a riunirsi una o due volte la settimana. Nessun gettone di presenza. Le grane vengono affrontate a una a una: lamianto e luranio, linquinamento acustico, i lavori delle gallerie, i tracciati in superficie. Da Rifondazione alla Margherita, tutto il centrosinistra piemontese si profonde a incoraggiare il lavoro dei tecnici. Il primo documento approvato affronta i temi delle sostanze tossiche. Dopo aver interpellato lAzienda per la protezione ambientale, i commissari allunanimità decidono di far eseguire 20 sondaggi, tre nella tratta internazionale della Val Susa e gli altri nella cosiddetta «gronda» (cioè nella pianura di Torino). Un percorso che sembra tranquillo. Invece no. I sindaci tergiversano finché a metà ottobre ordinano ai loro tre rappresentanti di non partecipare più alle riunioni. «Formalmente sono ancora disponibili a ricominciare la collaborazione a patto che la polizia lasci la valle», dice Foietta. Significa insistere nel braccio di ferro e svilire ulteriormente lunica vera opportunità di dialogo oggi percorribile. La commissione continua a riunirsi, martedì è nuovamente convocata per approvare un protocollo sullabbattimento del rumore, ma lassenza dei tecnici che rappresentano i dimostranti azzoppa il lavoro degli esperti, lunico strumento di confronto che in 15 anni ha radunato tutti i soggetti interessati ai lavori dellAlta velocità ferroviaria.
Nel centrosinistra rimane il nervosismo.
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