Commissione Ue Accordo nella notte: Barroso ottiene il secondo mandato

Barroso succede a se stesso alla guida della Commissione europea. È quanto deciso ieri in serata dai leader dei 27, riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo. Il popolare portoghese e attuale presidente della Commissione (nella foto) ha ottenuto un sostegno all’unanimità alla sua riconferma, che sarà formalizzata dopo le consultazioni con i capigruppo politici dell’Europarlamento. La designazione formale dovrebbe essere comunicata all’Europarlamento entro il 9 luglio, quando si riunirà a Bruxelles la conferenza dei capigruppo politici. Se invece dalle consultazioni con i capigruppo non emergerà una chiara maggioranza favorevole alla riconferma di Barroso, la sua designazione sarà probabilmente rinviata, così come il susseguente voto dell’Assemblea.
Intanto è braccio di ferro tra Roma e Varsavia. «Noi manteniamo la nostra candidatura, convinti sia la migliore», ha fatto sapere Silvio Berlusconi dopo il summit del Ppe con riferimento a Mario Mauro presidente dell’Europarlamento. «La nostra determinazione è più grande di quella di Berlusconi» gli ha fatto eco Donald Tusk, premier polacco, difendendo l’ipotesi che sia Jerzy Busek a presiedere l’aula per i primi due anni e 6 mesi della legislatura. Niente accordo.
I polacchi sono convinti di spuntarla grazie all’appoggio tedesco. Il premier italiano rimarca dal canto suo, senza «voler mettere veti» come ben 12 milioni di connazionali abbiano votato per il Ppe, contro i soli 10 ottenuti dalla Merkel e meno di metà della metà dai polacchi. Se non interverranno fatti nuovi si andrà a un voto interno il 7 luglio. E per far recedere Mauro, Tusk si lancia in un peana a favore di Franco Frattini come ministro degli Esteri Ue, ad affiancare Blair nel ruolo di presidente, se gli irlandesi dessero il via libera in autunno al trattato di Lisbona. «La candidatura di Frattini non è sul tavolo. Abbiamo un candidato solo, ed è Mauro alla presidenza dell’Europarlamento» la replica secca da palazzo Chigi. Ma non è il solo dubbio che lacera capi di Stato e di governo giunti a Bruxelles.

Il problema è che l’Europarlamento non pare disposto a votare il Barroso bis a scatola chiusa. I socialisti avevano dichiarato ieri la loro contrarietà a un rinnovo del mandato, mentre perplessità ci sarebbero tra gli stessi popolari. Insomma, un pasticciaccio. Oggi si riparte e si chiude.

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