Fabrizio Graffione
L'abito talare grigio scuro, sgualcito, non c'è una piega a posto. Il cappellaccio nero di lana che lo protegge dai raggi di sole. La barba incolta, gli occhiali sulla cima del naso per leggere i titoli dei volantini da distribuire. Don Andrea Gallo sprigiona entusiasmo e accoglie tutti. Davanti c'è una giovane zingara che chiede l'elemosina. A fianco una mamma con la carrozzella. Il prete di strada, mentre urla il suo «no» al referendum sulla devolution, lo «battezza» col segno della Croce. È in piazza De Ferrari che la tonaca rossa comincia la sua estate politica. A fianco dei movimenti di sinistra, come tutte le altre volte, dai sindacati all'Arci, ai partiti, riuniti contro il «pericolo di una riforma voluta dalla destra. Loro vogliono la Repubblica presidenziale - avverte don Gallo alzando le mani al cielo - vogliono staccare polizia e sanità, la devolution è disgregazione, non è Unione. Ci sarebbero cittadini di serie A e B. Noi invece vogliamo il federalismo di solidarietà. La costituzione va venerata. Ce la siamo conquistata dai moti del Risorgimento, ai mazziniani, fino alla seconda guerra mondiale, con i partigiani e la resistenza al nazifascismo. Guai a toccarla. L'Italia deve rimanere una Repubblica laica, antifascista e unita».
Il magazine Genova Vip ha scelto lei, con altri 50 personaggi, come possibile candidato sindaco. Ci sta?
«Fermi tutti, anche se ci fosse l'investitura ovviamente la rifiuterei. Tuttavia la scelta sul mio nome deve fare riflettere l'intera classe politica. È proprio perché sono vicino alla gente che evidentemente sono stato inserito tra i possibili candidati. Lo sono molto di più dei politici e dei miei superiori della Chiesa. Occorre avere relazioni con tutti, dagli industriali ai politici, dai casti ai libertini. Penso ai Pacs, all'eclisse di Dio. Non possiamo togliere qualsiasi spiraglio. Occorre sentire i diritti degli altri, anche nei casi umani disperati come quello di una maternità indesiderata. Insomma, il mio dissenso più che essere rivoluzionario è un atto di fedeltà verso la Chiesa perché raccolgo la voce del popolo».
A chi pensa come alternativa per Tursi?
«Beppe Pericu è il galantuomo della città, peccato non si possa ripresentare.
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