Compagni e coltelli: Diliberto «caccia» Rizzo

«Non può un partito comunista espellere i comunisti». È la reazione a caldo di Marco Rizzo, dopo aver saputo che la Commissione nazionale del Pdci gli ha dato il benservito. La rottura è arrivata dopo una lotta senza esclusione di colpi tra Rizzo e il suo segretario, Oliviero Diliberto.
Da qualche giorno infatti i due ex «gemelli» della sinistra «alternativa» non si risparmiano accuse pesanti, dichiarazioni al veleno sui giornali e querele. Una guerra interna a quel poco che rimane della Sinistra Arcobaleno, cancellata dal Parlamento alle elezioni dell’aprile 2008, quando la formazione composta, oltre che dal Pdci, da Rifondazione, Verdi e Sinistra Democratica, non superò lo sbarramento e non piazzò neppure un parlamentare.
La vicenda nasce da un telegramma ricevuto da Rizzo con la convocazione in commissione, che dipende dalla segreteria, per «comportamenti ostili al partito tenuti nell’ultima campagna elettorale». Rizzo reagisce, rivendicando il proprio impegno per le ultime elezioni e ribattendo che il problema è un altro. Cioè, proprio i suoi rapporti da sempre tesi con Diliberto. La sua espulsione sarebbe frutto del cattivo sangue che scorre tra i due. «Ho avuto spesso un atteggiamento critico all’interno del partito - spiega l’europarlamentare uscente dei Comunisti italiani - e non ho mai risparmiato critiche di natura politica al nostro segretario, uno di quei leader che non si dimettono mai. E che guida un partito comunista che non è più al servizio della gente, ma al contrario strizza l’occhio agli stessi poteri che dovrebbe combattere». L’ultima polemica ha riguardato le frequentazioni di Diliberto con alcuni presunti ex esponenti della P2.
«Ne ho parlato con Diliberto privatamente, gli ho chiesto chiarimenti - continua Rizzo - e lui ha reagito con la procedura di espulsione». Nelle dichiarazioni apparse ieri sui giornali il dissidente ormai estromesso si era spinto fino a chiedere le dimissioni del segretario. Che ha risposto con l’espulsione dell’avversario che aveva in casa. «Diliberto mi ha anche querelato per le mie accuse - prosegue Rizzo -, ma quello che ho detto su di lui è vero.

Vincerò la causa e devolverò il ricavato ai terremotati dell’Abruzzo. Molti militanti ora si autosospenderanno e mi seguiranno - prevede -. Di certo torneremo ad occuparci degli interessi dei lavoratori e dei più deboli». Il manifesto dell’ennesimo tassello del mosaico rosso?

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