Marcello Chirico
da Milano
Loro si sono sempre dichiarati a favore di «una società aperta». Come tali non si sono mai schierati aprioristicamente con uno schieramento politico o con un altro, perché preferiscono prima confrontarsi, valutare e poi decidere. «Loro» sono le migliaia di giovani, ma anche i moltissimi uomini e donne della Compagnia delle opere (braccio economico della cattolicissima Comunione e liberazione), i quali però - in vista dellimminente scadenza elettorale del 9/10 aprile prossimi - la propria scelta lhanno già presa e non hanno esitato a renderla pubblica e ribadirla ieri alla loro affollatissima assemblea generale della Cdo tenutasi presso lauditorium di Fiera Milano City, riempito come un uovo (anzi, di più: per farceli star tutti è stato necessario occupare persino delle sale alternative allinterno del padiglione 14, collegate in video-conferenza con quella principale).
Hanno espresso questa loro scelta sia per iscritto sia in forma orale. Sui volantini distribuiti allingresso, che terminavano con una vera e propria dichiarazione di voto. Questa: «Voteremo centrodestra. Un voto per difendere la libertà di tutti: delle persone, delle realtà educative e sociali, delle imprese, e della Chiesa, quellentità etnica sui generis che difende il valore della vita umana, educa alla carità e sostiene la speranza del futuro».
Lo hanno fatto poi dal palco i massimi rappresentanti della Compagnia. Il presidente Raffaello Vignali, e - con quella schiettezza che gli è propria - il presidente dellannessa Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini. Il quale ha motivato il perché di questa scelta a favore della Cdl (rappresentata ieri, in prima fila, dai ministri Buttiglione e Alemanno, oltre che da numerosi esponenti della giunta regionale, tra cui limmancabile governatore Roberto Formigoni). «Cè stato qualcuno, in questi ultimi giorni - ha spiegato Vittadini - che ci ha detto di voler organizzare la nostra felicità». Leggi: Romano Prodi, durante il primo dei duelli-tv con Berlusconi. «Ma chi è in grado di rispondere ad unesigenza del genere - ha proseguito Vittadini - perché nessun cristiano possiede la risposta ad unesigenza di questo tipo, perché felicità è una parola impegnativa, qualcosa di infinito. Chi può avere questa presunzione? Quando ci viene prospettata una soluzione, significa che si desidera organizzare la vita delluomo dalla culla alla tomba. Penso che, chi lha fatto, ha peccato di superficialità, perché un uomo che ragiona dovrebbe pensare alle cose che dice». Un jaccuse che non ha lasciato indifferenti, in platea, il presidente provinciale Filippo Penati e il segretario milanese dei Ds, Franco Mirabelli.
Come se non fosse bastato buldozer-Vittadini, a rincarare la dose ci ha pensato pure Formigoni, che da FieraMilano ha praticamente avviato la propria campagna elettorale per il Senato, «candidatura - ha ribadito, a scanso di equivoci e nuove polemiche con la Lega - che mi è stata chiesta da Berlusconi e che io ho accettato come gesto di responsabilità verso il Paese, non perché muoio dalla voglia di avere più potere». Dopodichè è partito con la sua esegesi del voto: «I due schieramenti non sono uguali - ha spiegato il governatore -, perché in Unione prevalgono le correnti radicali e massimaliste, in grado di essere determinanti nel momento delle scelte su argomenti fondamentali come la vita, la scuola, leconomia, le opere pubbliche.
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