Compagnie in ripresa: aumentano i passeggeri, soprattutto in business

Nel mondo del trasporto aereo è risaputo che la coda dell’aereo serve a pagare le spese, il muso per guadagnare: non è l’economy, ma sono la «business class» e, più ancora, la «prima» - con il loro valore aggiunto superiore - a dare il contributo determinante all’ultima riga del bilancio delle compagnie.
Nelle fasi di crisi, tuttavia, sono proprio le classi «premium» a svuotarsi prima, vuoi perchè un’economia rallentata rarefà le occasioni di incontri internazionali, vuoi perchè le imprese che devono spostare ugualmente i propri dipendenti li costringono in classe turistica, per risparmiare.
Così la notizia diffusa ieri dalla Iata assume un significato che va oltre il comparto del trasporto aereo, barometro all’economia tutta: in giugno il numero dei passeggeri che hanno volato in classe premium sono cresciuti del 16,6% contro il 9,5% di quelli in economy. Anche nel complesso dei primi sei mesi dell’anno, nonostante le perdite causate in aprile dalla nube del vulcano islandese, rispetto a un aumento del 6,8% dei passeggeri internazionali, il traffico premium è aumentato (+11,9%) più di quello economy (+6,3%).
Senza considerare la distorsione dovuta alla chiusura dei cieli di aprile per la nube, la Iata stima che il numero dei passeggeri che hanno viaggiato nelle classi premium nei primi sei mesi dell’anno sia cresciuto di un 17% annualizzato rispetto al secondo semestre 2009, un tasso stimato quasi due volte superiore, in termini percentuali, a quello osservato per i posti economy.
Il maggior rimbalzo nel segmento premium si registra nei voli da e per i mercati emergenti di Asia, Centro e Sud America e Medio Oriente. Apatico il traffico transatlantico, mentre crescono a sorpresa i viaggiatori premium all’interno dell’Europa (+24,2%): secondo la Iata ciò è spiegabile come un rimbalzo dai minimi dello scorso anno, quando la crisi economica si era abbattuta in maniera più vistosa sulle classi business.
Dopo il trend crescente confermato dai dati di giugno, tuttavia, la seconda metà dell’anno potrebbe mostrare un indebolimento. Negli ultimi mesi, infatti, secondo la Iata, ci sono stati segnali che fanno prevedere che «questo forte rimbalzo post-recessione stia rallentando», assestandosi a livelli più normali. Per il resto del 2010 l’associazione stima infatti che questi tassi di crescita diminuiranno, portandosi vicino al 6% per l’economy e poco di più per la premium.
I dati di dettaglio diffusi ieri sono una conferma della ripresa del traffico aereo che, dopo due anni di crisi profondissima, si aspetta nel 2010 la svolta, con il ritorno all’utile: queste, almeno, le indicazioni emerse in giugno a Berlino all’assemblea annuale della Iata.

Le perdite - che erano state di 16 miliardi di dollari nel 2008 e di 10 nel 2009 - quest’anno dovrebbero trasformarsi in profitti: i guadagni complessivi per le 230 compagnie iscritte alla Iata è stato stimato in 2,5 miliardi di dollari. Solo tre mesi prima, in marzo, era prevista una perdita di 2,8 miliardi. Segno di quanto il settore sia volatile e come sia un evidente moltiplicatore delle tendenze che emergono negli altri comparti dell’economia.

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