La recitazione è quella che è, chissà che penserebbe Giorgio Strehler dell’ex prefetto che declama passeggiando nel fascio di luci del suo teatro. Ma Ferrante non teme il ridicolo e ispirato dalla competizione con Dario Fo, conclude la campagna da attore tragico: debutto con il sempreverde «dobbiamo ripartire dall’antifascismo» a caccia degli applausi in sala. Non c’è un pubblico da grandi occasioni (molti buchi in platea, balconata semideserta). Ferrante attacca Letizia Moratti per aver fatto il ministro della Repubblica negli interessi della Repubblica invece che di Milano. «Ha mostrato indifferenza per la città e grande lontananza.
Che cosa ha fatto per la città? Nulla» è la critica che lascia intendere una velata nostalgia per i ministri ancien régime, quelli che facevano costruire strade e autostrade vicino casa loro. Poi la tirata moralistica: «La Moratti ha promesso ai milanesi di farli diventare più ricchi, l’ho già sentito dire da altri...». E arriva il sospirato applauso. SABRINA COTTONE A PAGINA 42Il «compagno» Ferrante rispolvera l’antifascismo
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