Londra Neppure il credit crunch ne ha scalfito le lucrose parcelle di conferenziere tuttologo. Un instancabile oratore che svaria dalla politica alla religione, dalla crisi in Medioriente alla riorganizzazione aziendale. Le cui azioni sono invariabilmente in ascesa, a dispetto dei tempi grami. Perché, diversamente da altri big del pulpito che hanno dovuto ridimensionare le loro richieste di fronte alla crisi finanziaria che si è abbattuta sull'economia mondiale, Tony Blair continua a guadagnare cifre esorbitanti per ogni uscita pubblica. E poco importa che le parole dell'ex premier britannico non si distinguano propriamente per originalità, perché basta il suo nome in cartellone per garantire il successo. O meglio, la sua presenza carismatica sa riempire sale o aule magne di tutto il mondo, confermandolo il «conferenziere» più desiderato (e pagato).
Lo ha dimostrato di recente nel corso di una visita di 36 ore nelle Filippine. Invitato a parlare da Manny Pangilinan, presidente della compagnia telefonica nazionale, Blair ha guadagnato oltre 200mila euro per ciascuno dei due interventi di mezz’ora nell’Università di Manila. E anche lì i duemila biglietti in vendita sono andati a ruba nonostante gli alti prezzi d’ingresso (poco meno di 400 euro). Inseguito e ammirato come una rock star dai centri congressi di mezzo mondo. Ricoperto d'oro per ogni intervento, pagato l’equivalente di 7300 euro al minuto.
Dalle auguste stanze di Downing Street ai guadagni milionari. È stato calcolato che da quando ha lasciato la politica attiva, nel giugno 2007, l'ex Premier abbia guadagnato oltre 16,5 milioni di euro. Un business che lo ha portato negli ultimi mesi a costituire l'ennesima società - la Tony Blair Associates - per offrire consulenze in campo «politico ed economico». Un'iniziativa che gli ha però attirato le critiche della stampa conservatrice: avendo registrato la società come una «partnership» e non come un'azienda vera e propria, Blair potrà così evitare di dichiarare pubblicamente i suoi introiti, tenendo dunque segrete le entità delle consulenze.
Nella classifica dei conferenzieri ha ormai scavalcato Bill Clinton e Al Gore, che sono stati costretti a tagliare i loro compensi. L'ex presidente degli Stati Uniti guadagnava al massimo 110mila euro per uno speech prima di interrompere la sua carriera e seguire la campagna elettorale della moglie Hillary. Lo stesso chiede ora George W. Bush. L’ex vice presidente Usa Al Gore, ora uno dei volti principali della campagna contro i cambiamenti climatici è sceso a 75.000 euro. Cifre comunque ben distanti dai compensi garantiti a Blair che pure non sembra eccellere in profondità d'analisi. Come testimoniato dal Sunday Times che ne ha trascritto alcune gemme dialettiche. «La politica è molto importante, ma molte cose che accadono non sono un granché», ha annunciato a Manila. E ancora: «La religione può essere una fonte di ispirazione o una scusa per il male». Frasi che non resteranno impresse nella storia del pensiero. Eppure funzionano e fatturano. Calcolando il cachet per minuto d’orazione e una media di cento parole al minuto, banalità come quelle sciorinate da Blair sono state pagate da 400 a oltre 1.000 euro a frase.
A cui vanno aggiunti i compensi (circa 2 milioni di sterline l’anno) come consulente alla banca di investimenti, JP Morgan Chase, e circa 500mila sterline per lo stesso incarico svolto per il Zurich Financial Service.
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