Competenza e umanità: quando l’ospedale diventa un’isola felice

Se un antico proverbio dice «il pesce puzza dalla testa», per il reparto di Neurologia 2, lato ponente, al Padiglione Specialità, bisogna inventarne uno nuovo, ed io l’ho inventato. Eccolo: «Il fiore profuma dalla corolla».
In questo caso la corolla che emana un dolce e delicato profumo, è, senza dubbio, il primario di tale reparto, il professor Carlo Serrati. A lui va il mio più sentito e profondo ringraziamento per l’ottima organizzazione del reparto, sia dal punto di vista medico, che infermieristico ed ausiliario.
Quando la dottoressa Domenica Rizzi mi disse che avrei dovuto essere ricoverata, memore di una esperienza non proprio positiva, relativa ad un mio ricovero presso l’ospedale S. Martino vent’anni or sono, non vi nascondo che ciò che mi si prospettava non mi entusiasmava per niente! Comunque, visto che stavo male, fu giocoforza accettare il ricovero.
Sono entrata in Reparto il giorno 03/12 e sono stata dimessa il giorno 21/12 u.s. Premetto che sono medico, ma nessuno, fino agli ultimi due giorni della mia permanenza in reparto, ne era a conoscenza, visto che essendo ormai in pensione, io risultavo «pensionata». Per tutti, medici, infermieri, ausiliari e specialisti che hanno effettuato le varie consulenze, io ero una paziente qualsiasi. Quindi credo, senza ombra di dubbio, di poter affermare che quello che dirò non sia diretta conseguenza di una sensazione legata alla emotività, bensì sia strettamente collegato ad una visione obiettiva e razionale.
Durante i 18 giorni del mio ricovero, potei constatare la competenza del personale medico, che durante la visita, mi forniva ogni volta tutte le spiegazioni delle scelte terapeutiche e delle indagini strumentali a cui sarei stata sottoposta, con estrema gentilezza ed umanità.
Tutto il personale infermieristico del reparto, nessuno escluso, ha sempre avuto, sia con me che con gli altri ricoverati, un comportamento degno della massima lode. Non si limitavano a portare la compressa, a mettere una flebo o a fare una iniezione, ma avevano sempre una parola, una battuta scherzosa, un sorriso che facevano sentire il paziente al centro della loro attenzione.
Il personale ausiliario merita una lode altrettanto sentita. C’è modo e modo di rifare un letto, di portare il vassoio dei pasti, di fornire la bottiglia dell’acqua, di accompagnare il paziente in altri reparti per visite od esami. Loro, le ausiliarie, hanno una umanità ed una sensibilità unica. Ed anche a loro va il mio grazie, così come alle signore che facevano le pulizie delle camere con cura ed attenzione.
Durante il ricovero, ho anche avuto modo di entrare in contatto con vari specialisti, per le consulenze che venivano richieste per il mio caso clinico ed anche di questo desidero parlare. Il cardiologo del Reparto Cardiologia del Monoblocco, dottor Papagna, non si è limitato a fare semplicemente ciò che gli veniva richiesto, e cioè un ecocardiogramma, ma ha speso una buona parte del suo tempo prezioso per parlare con me della mia malattia di base, informandosi sulle cure che avevo fatto in precedenza e su quelle in atto al momento, sui sintomi che avevano portato alla diagnosi, e sulle mie condizioni attuali. Mi ha colpito la grande umanità con cui mi parlava e soprattutto mi ha commosso il suo incoraggiamento circa il decorso e le prospettive future della mia malattia di cui non si può guarire, ma con cui si può convivere dignitosamente.
Il neurochirurgo dottor Bragazzi, con il suo sorriso e con la sua competenza, mi ha aperto il cuore alla speranza di poter risolvere il mio caso senza intervento chirurgico. Egli non è di molte parole, ma sa trasmettere al paziente fiducia e serenità. E gli specialisti ortopedici e l'anestesista non sono stati da meno. I tecnici ed i medici della Radiologia hanno dimostrato pazienza (vista la mia difficoltà a muovermi) e comprensione, anche quando hanno dovuto ripetere l’esecuzione di due esami radiografici perché, per il dolore persistente, non riuscivo ad assumere la posizione voluta.
Inoltre non posso non ringraziare le due fisioterapiste, Valentina e Lucia che con competenza e perseveranza sono riuscite a far rilassare i miei muscoli particolarmente contratti per il dolore.
Prima di terminare devo ringraziare anche la tecnica di radiologia ed il Dottor Garlaschi del centro di senologia. Oltre ad avere un bellissimo ambulatorio abbellito da foto dei quadri del pittore Oikonomoy, si sono dimostrati attenti e scrupolosi. Ed infine, come non elogiare il prezioso lavoro dei volontari della Croce Rossa che trasportano i pazienti da un padiglione all’altro per le varie visite specialistiche. Questo lavoro spesso non è valutato come si dovrebbe, ma è di una utilità inimmaginabile.
I volontari lo svolgono in favore dei fratelli sofferenti che hanno bisogno di assistenza con umiltà e semplicità. Essi si possono paragonare alle violette spesso invisibili in un grande prato, ma percepibili per il profumo intenso e nello stesso tempo delicato, che diffondono nell’ambiente circostante.
Qualche lettore potrebbe pensare che io stia facendo una sviolinata. Vi assicuro che questo atteggiamento non fa assolutamente parte del mio carattere, anzi sempre, in ogni circostanza io sono particolarmente critica ed obiettiva.
Vi chiederete: ma possibile che non ci sia stata una nota stonata durante 18 giorni di ricovero? Sì, qualche nota stonata c’è stata, ma mai dipendente dagli operatori sanitari.
Un esempio? Per me le polpette sono state micidiali, ma è bastato sostituirle con un altro cibo e tutto si è risolto.
Sì, perché anche per i pasti c’è un’ampia scelta, 7 o 8 primi, altrettanti secondi e dessert vari. Certo non si può pretendere che la mensa ospedaliera sia come quella di un ristorante a cinque stelle!
Le stanze, a due letti con servizi sono più che confortevoli. Certo manca la televisione, ma credo che un po’ di astinenza dai mass media non faccia male.


Al piano c’era solo la macchinetta per il tè, il caffè ed il cioccolato e non quella delle bevande, ma scendere al primo piano non costituisce certo un problema insormontabile.
Termino questo articolo con un ringraziamento particolare alla Dottoressa Domenica Rizzi, che mi ha seguita con competenza, attenzione e tanta, tanta umanità!

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