In fondo, il tentativo di colorare di verde la zona rossa dell'Emilia Romagna è incominciato già da un po'. La Lega Nord alle ultime Regionali nella terra che fu feudo incontrastato del Pci ha raccolto un nobile e affatto insperato 13,6 per cento, il 9,6 a Bologna. Così, potrebbe essere proprio il capoluogo la prossima stazione del carroccio, la prossima roccaforte da strappare al centrosinistra. Ci riuscì per primo Giorgio Guazzaloca, nulla vieta di riportare la città al centrodestra, soprattutto dopo il commissariamento della giunta di Flavio Delbono in seguito alle inchieste che si sono abbattute sul sindaco. Potrebbe essere una vittoria facile, persino. E «facile» è la parola che usa il leader Umberto Bossi, uno che le parole, comprese quelle sparate, non le sceglie mai a caso. Fra quale dei tre i grandi Comuni del Nord che andranno al voto la prossima primavera, Bologna, Milano o Torino, cadrà la richiesta della Lega agli alleati del Pdl, il Senatùr non si sbliancia. Ma qualcosa lascia intendere: «Dobbiamo ancora parlarne, ma punteremo a quella più facile per noi». E cioè Bologna?, incalzano i cronisti. Bossi non risponde, ma gli sfugge un sorriso. Del resto proprio ieri il presidente federale della Lega, l'emiliano Angelo Alessandri, aveva spiegato: «A Milano c'è un sindaco uscente del Pdl, a Torino abbiamo già la Regione con Roberto Cota, secondo me la Lega deve puntare su Bologna».
Oggi Alessandri, che è anche segretario del carroccio in Emilia, ha alimentato ulteriormente il pressing sulla scelta del candidato del centrodestra: «Le candidature degli ultimi mesi servono solo come vuoto a perdere. È invece necessario dare un segnale forte e costruire un sogno che faccia scattare la scintilla a Bologna: se ci crediamo partiamo subito». Per Alessandri «bisogna partire a settembre se vogliamo riuscire ad aggregare tutta la Bologna che vuole risollevarsi dall'umiliante torpore del dopo Cofferati/Delbono e che penso oggi sia maggioritaria».
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