Comune in barca, la Capitaneria la sequestra

Comune in barca, la Capitaneria la sequestra

Caro Massimiliano, qualche giorno fa è apparso sul tuo Giornale un articolo di cui si parlava di una Società partecipata del Comune di Porto Venere alla quale la Guardia Costiera aveva sequestrato diverse imbarcazioni ormeggiate in uno specchio acqueo del quale non avevano la concessione. Sicuramente per questione di spazio, la notizia riportava però soltanto quello che è la punta di un iceberg per quanto riguarda la leggerezza e l’inefficienza con le quali questa Società viene gestita dall’attuale Consiglio di amministrazione. I lettori più assidui ricorderanno che il Presidente è contemporaneamente anche Revisore dei Conti della famosa fallimentare azienda spezzina che vende acqua e gas, Acam appunto.
Vorrei quindi spiegare un po’ meglio quel che sta avvenendo da tre anni a questa parte in questa Società senza che la parte maggioritaria, e parlo del Comune di Porto Venere, abbia preso fino ad oggi alcun provvedimento per fermare il disastro. La «Porto Venere Servizi Portuali e Turistici» srl ha visto la luce nel 1996 per risolvere problemi che oggi non sto qui ad approfondire, ma che verranno chiariti nel corso della prossima campagna elettorale. Per una decina di anni si è occupata, fra alti e bassi, della gestione di alcune realtà locali quali ad esempio il Castello Doria, i Parcheggi, il Porticciolo, il Centro di Educazione Ambientale sull’isola Palmaria e poco altro. I dipendenti sono sempre stati sei o sette non di più, ma l’intento vero con il quale questa Società era nata, o almeno così era stato prospettato all’azionariato popolare, doveva riguardare la promozione e la valorizzazione del territorio. Questo progetto non è mai decollato, anche perché il CDA ha poteri enormi e insindacabili, mentre i soci privati, che detengono il 49% delle quote e hanno avuto il solo onore di cacciare i soldi per far partire la Società, non vengono minimamente coinvolti nelle scelte e nei progetti, bensì convocati si e no una volta all’anno per l’approvazione del bilancio (lo scorso anno hanno potuto avere il bilancio la sera stessa dell’assemblea).
Ho fatto questa lunga premessa, affinché fosse più o meno chiara la situazione nella quale opera questa Società, perché negli ultimi tre anni siamo giunti ad una debacle senza precedenti e non parlo soltanto di soldi, perché sappiamo tutti come sia facile portare i bilanci in pareggio o addirittura in attivo, spostando le voci da una parte all’altra oppure semplicemente aumentando i prezzi delle prestazioni e comunque non è questo il problema, perché nessuno pensa che qualcuno rubi o cose del genere. Spiego meglio: tre anni fa hanno perso la gestione dei Parcheggi, quest’anno la Soprintendenza ha tolto loro la gestione del Castello Doria, trascurato come non mai, con l’erba incolta e luci spente da mesi. Nel porticciolo di Porto Venere, dove attraccano i megayacht, sono stati iniziati i lavori di ristrutturazione come semplice manutenzione ordinaria e quando la struttura ha dato i primi segni di cedimento si è scoperto che mancavano i permessi necessari per fronteggiare l’opera faraonica che avevano in mente e tutto si è fermato. Attualmente i dipendenti accolgono i clienti in un ufficio baraccato e dispongono di servizi igienici fatiscenti, mentre la terrazza sovrastante, da sempre luogo di prendisole per i giovani è transennata.
Lo Stabilimento Balneare, che gestiscono dallo scorso anno va abbastanza bene, ma anche in questo caso al posto degli investimenti ci sono stati aumenti ingiustificati dei prezzi di sdraio e lettini, in un’estate che, vuoi per la crisi vuoi per il tempo, stenta a decollare.

Ecco, questo è soltanto un piccolo riassunto della triste realtà che sta scuotendo gli animi dei soci privati, dei cittadini e degli operatori commerciali di Porto Venere che, quest’anno devono combattere oltre che con una crisi in crescita, anche con una limitata accessibilità dei luoghi del centro storico.

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