Nomadi sì, ma col posto di lavoro a Roma. Sono cominciate ieri nei campi di via Candoni e di via di Salone le selezioni per cercare di offrire un posto di lavoro ai nomadi. Sono stati individuati 105 posti allAma, in particolare come operatori ecologici nel settore dello smaltimento dei rifiuti ingombranti. Si tratta della prima fase del progetto Retis promosso dallassessorato comunale alle Politiche sociali. Lunedì appuntamento al Camping River, mercoledì a Gordiani, venerdì chiusura al campo sulla Pontina. La selezione consiste nel compilare delle schede con le quali si cercherà di capire la storia personale ed eventuali esperienze nellambito lavorativo. Poi sarà dato loro un appuntamento per una seconda selezione, qualla determinante. Alla fase di selezione seguirà, entro aprile, una di formazione con tirocini di 4 mesi in cui i nomadi potranno usufruire di una borsa lavoro di 450 euro mensili. Per questo lassessorato ha stanziato un fondo di 500mila euro. «Si tratta di un passo in avanti verso lautonomia - dichiara Belviso - tutte le nostre politiche sono per labbandono del modello assistenzialista. Lobiettivo è dare delle abilità spendibili nel mondo del lavoro, restituire dignità e favorire lintegrazione». Il piano viene bocciato da Amnesty perchè violerebbe alcuni diritti umani fondamentali. «Gli sgomberi forzati - fanno sapere - senza consultazione preventiva lasceranno senza alloggio 1200 persone. Per questo bisogna garantire anche ai rom laccesso alle case popolari senza discriminarli». Controreplica affidata ad Alemanno e alla Belviso. «Ho visto il rapporto di Amnesty - dichiara il sindaco - e secondo noi non è corretto perché si basa su alcune percezioni parziali. Non ci si rende conto che il piano viene a chiudere unemergenza gravissima, una situazione in cui esistevano campi abusivi e troppa illegalità. Siamo convinti di questo piano perché lo consideriamo un atto di legalità e di sicurezza nei confronti dei cittadini».
Meno accomodante Belviso: «Il rapporto di Amnesty è strumentale e le fonti dellassociazione non sono affatto chiare. Questo piano non è una destinazione abitativa, ma un laboratorio per persone che vengono assistite affinchè diventino autonome. Per questo non abbiamo capacità e volontà di fornire case popolari ai rom».
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