Comune, dubbi dell’Antitrust su un appalto

Massimo Malpica

È il 12 giugno del 2002: una scarna nota del comune di Roma informa che il sindaco, Walter Veltroni, «ha revocato dalla carica di consigliere d’amministrazione e presidente della società Trambus il dottor Fabio Petroni». Le accuse per il dirigente, contenute in un’interrogazione comunale presentata dal diessino Lionello Cosentino e dal coordinatore della maggioranza Silvio Di Francia, e poi finite in un esposto, sono di peculato: Petroni avrebbe «sottratto» 45mila euro, utilizzando «impropriamente» una carta di credito, un cellulare e un’auto aziendali. Petroni respinge gli addebiti, spiega che quei viaggi erano per lavoro, così come le telefonate e i tanti chilometri percorsi dall’auto aziendale. Ricorda che quella cifra, 45mila euro, è «comprensiva» degli straordinari pagati agli autisti e delle spese di rappresentanza di 18 mesi di presidenza. E presenta un «controesposto» in procura contro l’Ad di Trambus Filippo Allegra e gli assessori comunali al Bilancio e ai Trasporti, Marco Causi e Mario Di Carlo, chiedendo di «verificare se nel loro comportamento possano ravvisarsi pressioni per convincerlo a dimettersi». Eppure, circa due settimane dopo, il primo luglio, Petroni finisce indagato per peculato.
Da quei giorni di accuse al vetriolo sono passati quasi quattro anni. Fabio Petroni ha cambiato lavoro e città, se n’è andato a Londra, ha messo sé stesso e le sue idee al servizio di una società di trasporti low-cost, la Terravision, che partendo proprio nel 2002 con la tratta Roma-Ciampino collega oggi molti aeroporti europei alle rispettive città: Vienna, Londra, Milano, Firenze, Dublino. E qualche giorno fa Petroni, a Roma, ha battezzato la Fondazione europea contro gli abusi di potere, finanziata con il risarcimento ottenuto per un errore giudiziario. Della vicenda di Trambus, anche in conferenza stampa Petroni ha preferito non parlare. «Non vorrei commentare questo procedimento fino a che non sarà concluso», ha spiegato, spingendosi a ringraziare Veltroni per «avermi ignominiosamente rimosso, consentendomi di avere successo in Gran Bretagna», e limitandosi a ricordare che nel frattempo l’accusa di peculato è stata derubricata in appropriazione indebita. L’ex numero uno di Trambus resiste insomma alla tentazione di togliersi il sassolino dalla scarpa, ma si concede un fugace riferimento all’«opacità» delle gare d’appalto nel settore trasporto a Roma, riscontrata anche dall’Antitrust.
In mancanza di altri riferimenti, basta un salto sul sito internet dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato per scoprire che, in effetti, a novembre scorso è stato aperto un provvedimento (il numero 14830) per «presunte distorsioni della concorrenza nel trasporto pubblico locale», relativamente a un bando di gara del Campidoglio per i servizi aggiuntivi di trasporto pubblico. Un’appalto da quasi 190 milioni di euro, per il quale l’anno scorso l’unica domanda è stata presentata dalla stessa associazione temporanea d’imprese che aveva già vinto nel 2001. Battendo, quella volta, anche Trambus, che presentò invano, per iniziativa del suo vecchio presidente, ricorso al Tar.

Sfogliando i dati del provvedimento dell’organismo presieduto da Antonio Catricalà, si scopre che l’Authority ha ritenuto gli elementi «suscettibili di configurare un’intesa restrittiva della concorrenza», e sufficienti per avviare un’istruttoria, che si concluderà entro il 31 dicembre prossimo: la guardia di finanza, peraltro, avrebbe già sequestrato la documentazione relativa alla nuova - e alla vecchia - gara d’appalto.

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