Sabrina Cottone
«Non farò piazza pulita in Comune e nelle municipalizzate». L’annuncio è una solenne promessa che Letizia Moratti consegna a tranvieri e dirigenti dell’Atm riuniti all’Angelicum per ascoltarla. E lei, a sorpresa, sceglie di parlare non di trasporti (tema certamente inflazionato tra la platea) ma di metodo e di filosofia dell’amministrazione, inclusa l’intenzione di non ricorrere a «minacce di lettere di dimissioni». Rassicura: «Ho intenzione di rispettare il lavoro fatto da tutti voi. Rispetterò le professionalità interne come ho sempre fatto nelle mie passate esperienze, senza portare gente da fuori».
Per fugare i dubbi che si tratti di una captatio benevolentiae elettorale, il ministro porta la sua esperienza in Rai e al ministero dell’Istruzione: «Fare piazza pulita non ha mai fatto parte del mio metodo, ho sempre valorizzato le persone con le quali mi sono trovata a lavorare. E sono convinta, perché lo so dall’esperienza della Rai, che è possibile gestire un’azienda pubblica in modo che sia efficiente». Ancora: «Sono contraria a una divisione tra il privato efficiente e il pubblico non efficiente». Alla fine dell’incontro, conferma che l’anti spoil system sarà il suo metodo per chi lavora a Palazzo Marino e per le società comunali. E la squadra di governo? «In questo caso è diverso, perché gli assessori hanno un’altra funzione e cioè una funzione di indirizzo, che è ben diversa da quella di gestione. È la legge a fissare queste differenze e io mi sono sempre attenuta alla legge».
È chiaro che a maggior ragione non intende rinunciare a quelle che sono le sue priorità e cioè l’indirizzo politico generale. Le sue parole sono un’ennesima dichiarazione di indipendenza: «Non posso essere il sindaco di una città che mi chiede di fare cose che non condivido. A prescindere dai partiti e da chi mi appoggia». La sua, assicura, è stata una scelta dettata dall’istinto e intende continuare a seguirlo: «Ho deciso di candidarmi con il cuore e non con la testa, anche perché se avessi seguito la testa forse avrei scelto di occuparmi della mia famiglia e delle mie imprese».
Poi racconta come, da ministro, ha messo sul tavolo la propria lettera di dimissioni davanti a fondi che non arrivavano. Un metodo che intende seguire anche a Milano, sul modello di Gabriele Albertini? La Moratti scuote la testa: «Non ho bisogno di usare lettere di dimissioni né di avere accordi scritti. Al ministero è accaduto una sola volta di parlare di dimissioni, per il resto ho sempre avuto ottimi rapporti con i partiti. Anche qui ho sempre avuto uno splendido rapporto di collaborazione e continuerò a averlo».
Ribadisce stima a Bruno Soresina, il presidente dell’Atm che, durante l’incontro di ieri, ha parlato del trasporto pubblico milanese come di un modello di efficienza messo in dubbio solo dalle maldicenze: «Sull’Atm circolano tantissime leggende metropolitane, è l’ente più chiacchierato d’Italia. Se qualcuno aspetta un mezzo ed è in ritardo, sembra che tutti siano in ritardo.
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