Comune, i sindacati finiscono in minoranza

Meno di metà dei dipendenti di Palazzo Marino iscritti alle organizzazioni dei lavoratori. Troppi gruppi si fanno concorrenza tra loro e ci sono sigle che raccolgono solo tre associati

È la Caporetto dei sindacati. A Palazzo Marino la ritirata degli iscritti è partita da parecchio tempo ma il bilancio del 2010 è già tragico: appena 7.217 dipendenti che ancora ci credono. E su un totale di 15.494 che hanno un contratto a tempo indeterminato significa che l’asticella è scesa sotto il 47 per cento. C’è persino da festeggiare se appena appena si riesce a strappare qualche lavoratore alle sigle concorrenti, la Cgil e il Coordinamento sindacale autonomo sono gli unici ad avere registrato un piccolo incremento di iscritti all’interno del Comune di Milano rispetto agli anni precedenti. E il segretario del Csa Aldo Tritto si scorda si sventolare bandiere di vittoria, ammette che «lo dobbiamo già considerare un entusiasmante risultato, viste le difficoltà che incontrano le organizzazioni tra i lavoratori». Perchè «la crisi è sotto gli occhi di tutti e non riusciamo a venirne fuori, già tenere o aumentare di poco gli iscritti sembra un enorme successo».
Qualche numero: la Cgil in Comune conta 2.589 iscritti, la Cisl 1.325, il Csa 1.002, la Uil è caduta a quota 482 e viene sorpassata persino dal Sulpm (con 524 tesserati), che pure è presente soltanto tra i vigili, I Cobas (che sommano Rdb, Sdl e Slai) ne contano 1.083 ma ne hanno persi circa duecento in un anno. Ma la concorrenza è sfrenata, ci sono la miriade di altre sigle che sommate tutte insieme danno circa duecento iscritti e ciascuna sembra un «panda». Come il Sindacato padano (Sinpa) che conta tre iscritti leghisti, lo Snals e l’Usi con un solo tesserato, il Siapol che fa tanto baccano ma ne rappresenta appena tre, idem la Legittima Difesa o il Lab.
Sulla disaffezione dei dipendenti pubblici secondo Aldo Tritto «un peso ce l’ha anche il costo dell’iscrizione, lo 0,75 o l’0,80 per cento dello stipendio», che su un mensile di poco più di mille euro si aggira intorno ai 13 euro. E «con la crisi è un costo che molti si preferisce destinare ad altro».
C’è un’altra cifra a cui invece rinuncerebbero i ghisa, se volesse dire più assunzioni per assolvere ai compiti di presidio del territorio. Quella degli straordinari, nel 2009 i vigili hanno accumulato un monte di 600mila ore, per una spesa del Comune di circa 14 milioni di euro (tra servizi domenicali, in turno serale o notturno).

«Va bene arrotondare lo stipendio - ammette il portavoce del Coordinamento sindacale autonomo, Roberto Miglio - ma sarebbe meglio se quei fondi venissero usati per inglobare i giovani che hanno vinto tre anni fa il concorso prima che le liste scadano come avverrà tra pochi mesi». Il Comune non ci sente, e se il trend è quello degli ultimi anni i sindacati dovranno rassegnarsi a fare le loro battaglie sempre più in solitaria.

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