Il Comune di Genova è tra i più scatenati contestatori della manovra che prevede tagli agli enti locali. Ripete che, con certi conti, sarà costretto ad aumentare le tasse o a ridurre i servizi essenziali ai cittadini. Ma cosa intende per servizi essenziali? La partitella a bocce, il ritrovo al circolo dei quattro amici al bar, il dibattito su chi ha giocato il tre di picche e perché, o lappuntamento con la moviola del martedì sera? Il nostro maialino che raccoglie un po di quei soldini che si potrebbero recuperare qua e là senza fare troppi danni ai cittadini, stavolta rischierà di dimostrarsi insensibile ai bisogni «essenziali» dei genovesi, ma ha deciso di dare una sbirciatina a come viene amministrato il patrimonio del Comune. Usando il solito atteggiamento: quello del padre di famiglia che alla fine si dimostra sempre il più oculato amministratore. E che se prevede minori incassi al budget familiare, cercherà di far fruttare al meglio quello che ha a disposizione.
Il Comune di Genova, ad esempio, ha i suoi introiti da vari settori. Il patrimonio immobiliare, anche solo considerando i locali non abitativi, cioè quelli adibiti a uffici e sedi varie, è immenso. Ma rende pochissimo rispetto al valore che ha. Senza pensare di alzare gli affitti di chi vive in una casa popolare, perché vorrebbe dire andare a toccare i cittadini nelle loro esigenze primarie, bisognerebbe dare unocchiata a cosa pagano centinaia di associazioni che hanno in uso locali del Comune. Gli affitti vengono «abbattuti» perché le associazioni hanno scopi sociali. Il problema è che non cè una regola precisa. Cè chi gode di affitti di favore, ridotti del 50 per cento rispetto al valore di mercato e chi addirittura paga un decimo della pigione che dovrebbe versare al Comune, cioè con un abbattimento della tariffa del 90 per cento. Praticamente gratis. E, nello specifico, gli sconti maggior non sono applicati in base al valore sociale dellassociazione o dellente. Un esempio? Il Genoa e Sampdoria club dipendenti comunali versano alle casse cittadine 357,25 euro lanno, con un abbattimento del 90 per cento sul canone. Il Samp club Bollano ne paga 686,53 e ha uno sconto del 70 per cento, il Genoa Club Figgi do Zena paga 1.509, 50 euro e ha un abbattimento del 50 per cento. Quali sono i motivi delle differenze?
Parliamo di bocciofile? Il circolo «La mimosa» abbatte i costi per il 90 per cento e versa 187,87 euro, la bocciofila genovese di corso Montegrappa si deve accontentare del 70 per cento di sconto e di un affitto di 2.072,08 euro lanno. Altre associazioni che pagano un decimo del prezzo di mercato? Presi a caso: «Città aperta», «Umanità Nuova», «Circolo vega», «Associazione multietnica». Oppure il «Comitato Genova Pride 2009», che se la cava con 577 euro di affitto. Perché listituto nazionale di urbanistica ha un ribasso «solo» del 50 per cento e invece il Centro ligure di storia sociale risparmia il 90? Come Legambiente, decine di circoli Arci o il «Circolo partigiano Bisagno», o persino il centro sociale Inmensa che poi neppure paga quanto dovuto tanto che cè un contenzioso in atto con Tursi. E ancora perché listituto storico della resistenza non paga nulla del tutto, mentre lassociazione «Bambini vittime» versa quasi 3.000 euro lanno con uno sconto del 70 per cento?
In molti casi circoli e associazioni hanno anche introiti importanti. «Al loro interno operano bar e ristoranti - fa notare Giuseppe Murolo, consigliere Pdl in Comune - Laffiliazione prevede comunque una quota annuale per i soci. I soldi entrano, ma laffitto, di fatto lo paga il Comune. Addirittura in questi casi la quota sociale influisce per un 5/10 per cento sul costo della pigione». Uno degli esempi più clamorosi potrebbe essere quello del Teatro della Tosse, che al pubblico il biglietto lo fa pagare e non versa lincasso in beneficenza, ma per i locali di cui dispone paga solo 12.445,50 euro lanno, con abbattimento «sociale» del 90 per cento. Nellelenco ci sono anche sale affidate a gruppi cattolici, locali usati da parrocchie, da pubbliche assistenze e associazioni benemerite.
Sarebbe ingiusto pensare di far pagare a tutti un prezzo pari a quello di mercato. Ci sta che il Comune venga incontro a chi ha un ruolo sociale, ma si potrebbe avere per tutti lo stesso riguardo, magari prevedendo un abbattimento del canone del 50 per cento. In questo modo, ricalcolando tutti gli affitti con un ottimo sconto della metà, spulciando uno per uno i vari contratti, arriviamo a un maggior introito per il Comune di 1 milione e 30.064 euro più qualche centesimo. Tra laltro senza conteggiare i molti locali affidati alla Comunità di San Benedetto al Porto di don Andrea Gallo. Nellelenco degli inquilini di Tursi cè anche lui, ma non è dato sapere che sconto abbia.
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