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Al Comune di Napoli arriva la Finanza: troppi vigili in ufficio

Tra permessi sindacali, leggi che bloccano i trasferimenti e improvvise «inidoneità» al servizio, solo 700 dei 2.200 poliziotti municipali svolgono il loro lavoro in strada

Al Comune di Napoli arriva la Finanza: troppi vigili in ufficio

Carmine Spadafora

da Napoli

Un vigile urbano di Napoli, qualche tempo fa, ha presentato al proprio comando un certificato medico, col quale si spiegava che «non può assumere posizioni erette prolungate». Un altro casco bianco ha consegnato una documentazione clinica nella quale si attesta che «non può prestare servizio dove ci sono i rumori classici del traffico». Qualche collega di questi due sfortunati vigili urbani ha sbottato seccato: «Ma questi come hanno fatto a superare il concorso?».
Una prima risposta allo sdegno degli anziani rappresentanti della polizia urbana è arrivata martedì mattina, quando a Palazzo San Giacomo, sede del Comune di Napoli, è arrivata la Guardia di finanza, che ha acquisito una voluminosa documentazione all’ufficio Programmazione risorse umane e relazioni sindacali.
Ma a scatenare questa nuova bufera giudiziaria sul Comune guidato da Rosa Russo Jervolino non è stata la magistratura bensì il numero uno dei vigili urbani, il comandante Carlo Schettini. Nella primavera scorsa l’alto ufficiale, insospettito da una serie di presunte anomalie, decise di scrivere all’amministrazione comunale, per segnalare non solo i circa duecento casi di vigili impossibilitati a svolgere il proprio lavoro in strada ma anche altre situazioni, come il presunto abuso della legge 104. Cioè della norma che consente a un pubblico dipendente di evitare il trasferimento, anche fra due quartieri confinanti, nel caso in cui un familiare sia affetto da un grave male. E fanno altri duecento vigili urbani, disposti, probabilmente, a dirigere il traffico più caotico d’Europa ma poco propensi a passare da un quartiere all’altro. In seguito alla segnalazione del comandante Schettini il giudice del lavoro Linda D’Ancona aveva emesso una sentenza che stabilisce che il passaggio da un’unità operativa all’altra non costituisce oggetto di trasferimento bensì di un semplice spostamento nell’ambito della stessa città di appartenenza. Quindi, colpo di spugna sulla 104 alla quale i duecento avevano fatto ricorso. Tiene a una precisazione il comandante Schettini: «La mia non è una denuncia, chiamiamolo approfondimento su una minoranza, ma non troppo, di vigili urbani che, forse, hanno male interpretato una legge dello Stato. L’ho fatto anche nell’interesse della stragrande maggioranza di poliziotti municipali che lavorano con grande impegno e professionalità». Schettini ha poi aggiunto: «Naturalmente, il mio approfondimento è stato concordato con l’assessore alla Mobilità, Nicola Oddati e con l’amministrazione comunale».
Su circa 2.200 vigili urbani (ma la pianta organica ne prevede circa il doppio), soltanto 700 sono negli incroci, divisi in tre turni di lavoro. Al comando di via De Giaxa qualcuno fa notare che in strada ci vanno soprattutto gli anziani mentre una cospicua parte dei 400 giovani assunti 5 anni fa preferirebbe il lavoro di scrivania. Alcuni di questi, che oggi hanno dai 25 anni in su, avrebbe esibito il certificato medico di inidoneità a stare in strada. Ma non è finita, c’è ancora una grana: quella che riguarda i circa 440 sindacalisti. Spiega un vigile da via De Giaxa: «Ritengono di poter godere di una sorta di immunità: anche loro pretendono di non essere toccati dal luogo di lavoro dove si trovano.

E intanto Napoli muore anche di traffico».

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